1967 – L’inaugurazione della Cappella, sabato 5 agosto

5 agosto 1967 

La giornata inaugurale di sabato 5 agosto 1967 così è descritta sul “Corriere Valsesiano” dal giornalista Valsesiano Romano Zamfa, colmo di legittimo entusiasmo per la rinnovata Capanna Gnifetti (che attende l’inaugurazione che sarebbe avvenuta il 10 settembre prossimo) che ora è anche dotata di una bellissima Cappella: «Giornata intensa di sorprese, tutte meravigliose, e di emozioni, sabato, sul Monte Rosa, in occasione dell’inaugurazione della Cappella dedicata alla Madonnina dei Ghiacciai. Nella tarda mattinata, un quadro di grande effetto si è presentato ai nostri occhi quando, lasciato alle spalle il ghiacciaio d’Indren, sferzato dalla tormenta, siamo sbucati sul ghiacciaio di Garstelet, simile ad un enorme “formicaio”, tanti erano gli alpinisti che, provenienti da Punta Indren, dal Col d’Olen, da Gressoney, salivano nella nostra direzione: la spessa, grigia nuvolaglia che avvolgeva la montagna si era improvvisamente spezzata e attraverso un ampio squarcio di azzurro un sole caldo illuminava un incomparabile scenario di vette, di nevi eterne, di crepacci, al centro del quale, sulla lingua di roccia che divide i ghiacciai di Garstelet e del Lys, spiccavano la Capanna Gnifetti, grandiosa nelle sue attuali dimensioni e nel suo nuovo aspetto e la cappella che di lì a poche ore sarebbe stata consacrata. La “Gnifetti”, dove il direttore cav. Enrico Chiara ed i suoi collaboratori si facevano in quattro per soddisfare le richieste dei numerosissimi clienti ha mostrato, nella particolare circostanza, tra l’unanime consenso, la validità delle sue strutture, degli impianti, dei servizi, della razionale disposizione dei locali. Il magnifico rifugio, voluto come noto dalla sezione di Varallo del C.A.I. quale degno monumento al suo primo secolo di vita, è frutto di una perfetta, magistrale collaborazione tra il progettista geom. Carlo Milone ed i bravissimi realizzatori dell’opera, i fratelli Agostino e Aldo Negra di Piode.


E passiamo alla cerimonia, suggestiva e commovente, per l’inaugurazione della cappellaeretta sullo stesso costone roccioso su cui sorge la Capanna Gnifetti, a quota 3647 metri, da un gruppo di studenti torinesi in memoria del loro educatore e padre spirituale Don Aristide Vesco, perito tragicamente nel luglio 1966 durante un’ascensione sul Monte Ciampono, una propaggine del Corno Bianco, sul versante di Gressoney.

S. E. mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, ha risposto con entusiasmo all’invito dei ragazzi del gruppo “Chiesetta Alpina” ed eccolo giungere sorridente a quota 3647 mt. per la benedizione e l’inaugurazione della loro piccola cappella.
Era mezzogiorno in punto quando mons. Bettazzi, delegato dal Vescovo di Aosta, ha inaugurato e benedetto la cappella presenti i parroci di Alagna, don Luigi Ottone, e di Gressoney La Trinité, don Paolo Brunodet, il sindaco di Alagna cav. Giovanni Chiara e quello di Gressoney, i dirigenti della Sezione CAI di Varallo rag. Secondo Angelino e geom. Guido Fuselli, vice presidenti, e Giuseppe Tosi segretario, l’avv. Carlo Reverdini presidente della Pro Loco di Alagna, lo scalatore Andrea Piana, anche in rappresentanza della Sezione Valsesiana dell’Associazione Nazionale Alpini, l’accademico del CAI sig. Francesco Ravelli

Don Giuseppe Capra e Francesco                                         Ravelli

(82 anni compiuti!) appartenente alla illustre famiglia alpinistica dei Ravelli di Orlongo (Borgosesia), che annovera pure il compianto canonico Don Luigi Ravelli al cui nome è intitolato un bivacco-rifugio sulle pendici del Corno Bianco, ufficiali superiori degli alpini, numerosi i direttori e giovani degli Oratori salesiani, guide e portatori di Alagna e Gressoney, e molti alpinisti.

Il Vescovo ha concelebrato la S. Messa con il prevosto di Varallo, don Ercole Scolari, il parroco di Gressoney don Paolo Brunodet, l’ispettore dei Salesiani don Amedeo Verdecchia ed il rappresentante della Casa di Valsalice don Giuseppe Broccardo con don Gino Borgogno, don Giuseppe Buglio, don Luigi Ottone e don Giuseppe Capra . Al Vangelo, mons. Bettazzi, dopo aver sottolineato il valore ed il significato della cerimonia, che coincideva con la festa della Madonna della Neve, ha ricordato don Vesco e tutti coloro che sono morti in montagna. Ha rilevato che le montagne formano un maestoso tempio naturale in cui gli uomini si ritrovano e non possono non pensare a Dio, Supremo Creatore, ed ha infine auspicato che la nuova cappella abbia ad essere, per tutti coloro che salgono al Rosa, un invito alla fede, al ringraziamento verso il Signore, una esortazione soprattutto a volersi bene come insegnano le leggi stesse della montagna.

All’Offertorio, vi è stata la consegna della statuetta della Madonnina dei Ghiacciai, che è stata deposta in una nicchia a destra dell’altare, e del pesante crocifisso ligneo, che è stato appeso sopra l’altare, opera pregevolissima dell’artigianato valdostano, firmata dallo scultore Luigi Meynet di Valtournanche.

Quaranta chierici dello studentato salesiano di Foglizzo, saliti da Gressoney,
hanno dato un tono di particolare solennità eseguendo la Messa per Cori Alpini a 4 voci pari composta appositamente per questa celebrazione dal maestro don
Domenico Machetta, che ha diretto personalmente; il Presule, il più giovane d’Italia, ha letto un telegramma del Cardinale Cicognani, recante la benedizione speciale del Sommo Pontefice, e ha impartito la benedizione.

 

 

 

 

 

I trecento alpinisti intervenuti alla festa d’inaugurazione sostano in devoto raccoglimento davanti alla Cappella durante la S. Messa,

 Sono seguiti i discorsi di circostanza, per onorare la memoria di Don Vesco e per elogiare i promotori ed realizzatori del piccolo tempio alpino. Hanno parlato l’ispettore dei Salesiani, don Verdecchia, un liceale della Casa Valsalice Giamberto Gatti, don Capra e per ultimo l’avvocato Andreis di Cuneo (un nome assai noto anche alle Penne nere della Valsesia), in veste pure di presidente degli ex alunni salesiani. Lo stesso 5 agosto 1967 il Vescovo, mons. Luigi Bettazzi, aprì il volume dei visitatori con questo augurio che riportiamo:

Nella pace maestosa di questo balcone che dal
Monte Rosa guarda sull’Italia, raccolti nel mesto
ricordo di don Aristide Vesco e di quanti da queste
montagne sono saliti al cielo, inauguriamo la
Cappella che a tutti richiamerà il pensiero in Dio,
creatore di queste montagne, della nostra mente e

del nostro cuore, tutti invitando a offrire gioiosamente
le ascensioni sulle montagne e le ascensioni
della vita, tutti insegnando a quella fraterna solidarietà
che trova nella  montagna la sua ispirazione il suo alimento.
Mons. Luigi Bettazzi Vescov di Ivrea.

5 agosto 1967


Il brillante intervento dell’avv. Dino Andreis: parla a nome degli ex-allievi delle scuole Salesiane.

La morte improvvisa di don Aristide Vesco provocò grande emozione. Molti scrissero di lui tratteggiando la eccezionale personalità di educatore, oratore e scrittore; preferiamo riportare qui le parole del suo allievo Giamberto Gatti, capo del gruppo costruttore “Chiesette Alpina”, che il giorno dell’inaugurazione consegna la Cappella agli alpinisti “Amici del Monte Rosa” e dice: «Egli era per noi più che un professore: era diventato un amico, una guida insostituibile, sempre pronto ad accoglierci con tutta la sua esperienza e con tutto il suo amore; sapeva porre in ogni opera intrapresa, anche la più piccola, un entusiasmo formidabile, e una fermezza incrollabile che gli permettevano di superare, sorridendo, ogni difficoltà.

5 agosto: Giamberto Gatti, capo del gruppo costruttore “Chiesette Alpina”, il giorno dell’inaugurazione consegna la Cappella agli alpinisti “Amici del Monte Rosa”

Ci insegnò, sempre e dovunque, la “Verità”, spingendoci a raggiungerla con l’ardore di cui lui ci dava esempio; scoprendola in ogni luogo, nelle pagine mai aride nelle sue interpretazioni di tanti filosofi, nelle ricerche appassionate tra le vicende della storia, come nello stupore della visione di un tramonto infuocato a 3000 metri o di un meriggio di pace goduto insieme, tra noi, nel profumo di un prato fiorito. In uno dei libri da lui pubblicati si legge: “Se vuoi   realizzare la tua vita, metti il passato nelle mani di Dio, lasciagli il futuro, e vivi pienamente, l’uno dopo l’altro, l’attimo presente”.
La sua morte ebbe una grande risonanza a Torino, perché la sua attività di scrittore e giornalista lo aveva reso molto noto negli ambienti culturali della città. A Valsalice, l’Istituto a cui apparteneva come salesiano, egli guidava numerosi giovani, e di tutti sapeva avvincere l’entusiasmo e l’affetto: il nostro fu l’ultimo gruppo che don Vesco seguì e con cui trascorse le sue ultime vacanza alpine.
Ora noi che abbiamo vissuto con lui gli ultimi giorni della sua vita, che siamo stati testimoni della sua morte, abbiamo pensato che toccasse a noi innalzare qualcosa che lo ricordasse anche quassù, tra questi monti che tanto amava, tra questi spettacoli di forza e di bellezza che tanto lo affascinavano, e di cui sapeva servirsi così efficacemente come mezzo di formazione.
Il suo insegnamento, la sua profonda opera educativa, realizzati nella vita di coloro che lo hanno conosciuto e seguito, saranno indubbiamente il monumento più valido alla sua memoria. Ma noi desideravamo esprimere anche visibilmente il ricordo commosso che ancora ci lega a lui, unendo la sua figura a quella dei tanti che alla montagna hanno donato la vita. Così è nata questa Cappella, che noi dedichiamo alla Madonna dei Ghiacciai nel nome di don Vesco».

5 agosto 1967

 

 

 

 

I ragazzi del gruppo “Chiesetta Alpina” con parenti ed amici, distesi e felici, posano di fronte alla loro “Cappella”, dopo la cerimonia d’inaugurazione.

5 agosto 1967

I ragazzi del gruppo “Chiesetta Alpina” attorno a don Franco Delpiano (1° a sinistra) e Francesco Ravelli (3° a sinistra).

 

5 agosto 1967 – Gruppo di Salesiani partecipanti ed amici.

– In alto da sinistra: Dino Andreis, Pietro Zanolo, Gino Borgogno, AmedeoVerdecchia,                 Albino Demartini, Ambrogio Garegnani, dott. Carnaghi e don Panero.                                           -In basso da sinistra: Giovanni Tagliero, Biagio Musso, Rev. mo Carlo Sandrino, Giuseppe            Buglio e don Gerbaldo.

                                               

Il 10 settembre salgo ancora alla Cappella per l’inaugurazione della Capanna Gnifetti, totalmente rifatta nel 100° anno di fondazione del C.A.I. di Varallo.

A destra l’ing. Gianni Pastore, a sinistra l’On. Pastore e Vittorio Badini Confalonieri; sulla porta il prof. Amato Berthet, presidente della sezione C.A.I. di Aosta e rappresentante del Governo Regionale.

 

 

La giornata è nevosa ma i partecipanti sono assai numerosi; la Chiesetta è stipata all’inverosimile, altri sono fuori, immobili sotto la neve che li avvolge. Qualcuno mi chiede di confessarsi, mi pongo in un angolo del piazzalino e ricevo le confessioni fino al termine della S. Messa; è delizioso sperimentare questo confessionale aperto, ovattato da un’atmosfera di neve; al termine scatto qualche fotografia mentre escono dalla celebrazione l’onorevole Giulio Pastore, l’ing. Gianni Pastore presidente del CAI. di Varallo, Vittorio Badini Confalonieri, il prof. Amato Berthet.

 

 

 


zp8497586rq