2013 – Fedeltà al primo sabato di agosto

Sabato 3 agosto 2013

 

 

Cari amici della Madonna dei Ghiacciai,
con cuore commosso mi collego a voi tutti che in questa cordata iniziata il 5 agosto 1967, siete via via entrati a far parte anche della mia vita: quante emozioni ho vissuto con voi, con le vostre famiglie, con le vostre sezioni C.A.I., con le guide del Monte Rosa, con i membri del Soccorso Alpino e Guardie di Finanza, con Carabinieri, Guardie Forestali! Quante personalità il cui elenco ripubblico ogni anno sul retro della locandina.
Quanti altri ancora sono nell’ampio sito madonnadeighiacciai.it in cui è riportata la cronaca essenziale delle nostre 46 celebrazioni! Quanti confratelli sacerdoti vi hanno celebrato la S. Messa; forse nessuna delle chiesette alpine quotate oltre i 3.000 metri ha avuto tanta frequentazione e solennizzazione.
I nostri 46 appuntamenti annuali hanno sempre avuto la presenza di vari sacerdoti concelebranti fino al massimo di 20 attorno al Vescovo Luigi Bettazzi nel 1997 quando vi salì per la quinta ed ultima volta (sette erano Sloveni al loro battesimo con il Monte Rosa).
Sfogliando il “Volume dei Visitatori” molti altri nomi di sacerdoti compaiono, specialmente dei campeggi giovanili delle valli Sesia, Gressoney, Ayas, ma anche di altre regioni d’Italia e di nazioni europee per un totale di quasi un migliaio di Sante Messe celebrate alla nostra cappella.
Mentre mi sto congedando dalla amata chiesetta, vorrei quest’anno dedicare non solo a don Vesco e all’architetto don Franco Delpiano, ma anche a questa schiera di educatori la nostra riconoscente celebrazione.
Stiamo celebrando i 150 anni del Club Alpino Italiano che è stato ideato nell’ascensione italiana al Monviso, avvenuta il 12 agosto 1863 organizzata da un ministro dello stato Italiano nato da appena 2 anni, Quintino Sella, insieme a Giovanni Barracco e Paolo e Giacinto di Saint Robert: tornati a Torino realizzarono il sogno di avere anche in Italia un Club Alpino.
Questa celebrazione nazionale offre anche l’occasione per riandare alle origini dell’alpinismo moderno che si usa collegare all’ascensione del Monte Bianco del 1786, mentre noi del Monte Rosa facciamo volentieri notare che nel 1778 ci fu la fondamentale esplorazione dei ghiacciai della montagna da parte di Gressonari e quindi da Alagnesi, da cui tutta una serie di ascensioni alpinistiche, scientifiche, sportive, contemplative che resero il Monte Rosa la più grande palestra per il nascente alpinismo mirante a sondare il mistero nascosto da secoli, contemplato e mai affrontato da popolazioni obbligate ad una vita severissima nel confronto con una montagna tanto esigente nel concedere i suoi doni vitali, oltre ai pascoli non si spingevano se non qualche ardito cacciatore di camosci e in seguito qualche cercatore di cristalli o minerali o qualche minatore; il ricordo di qualche incidente mortale ricordava i pericoli dell’alta montagna.
Specialmente i migranti, per lo più stagionali, avevano conosciuto il pericolo degli alti valichi su cui dovevano necessariamente transitare anche nelle incertezze del tempo atmosferico e nelle stagioni disadatte, tanto che, da tempi lontani, erano sorti anche presso i valichi altissimi dei rifugi e cappelle per invocare l’aiuto di Dio e la solidarietà umana anche attraverso un soccorso alpino stabile di monaci oranti e, al bisogno, zelanti ed eroici salvatori, come ai passi frequentatissimi del Grande S. Bernardo (m. 2469) fin dall’anno 1045 e poco dopo anche del Piccolo S. Bernardo (m. 2188) per opera di un santo molto illuminato e predicatore ascoltatissimo, S. Bernardo di Aosta che ora, per scelta di un Papa che fu prima grande alpinista, Pio XI, è diventato il patrono degli alpinisti a cui il Papa Giovanni Paolo II ha aggiunto come compatrono il beato Pier Giorgio Frassati.
In questo anno 150° del C.A.I. ho ripercorso meglio la storia dell’alpinismo, partendo dalla tesi di laurea di Carla Giovannelli dell’Università di Trento intitolata: “Alpinismo, Nuova Forma di Affermazione Sociale”, trovata su internet, sono stato guidato a contattare il professore di Storia della Università di Udine, Andrea Zannini, che mi ha fornito il suo prezioso volume “Tonache e Piccozze” e il professore Marco Cuaz dell’Università di Aosta che mi ha donato il volume “I Rumori del Mondo, saggi della storia dell’alpinismo e l’uso pubblico della montagna “.
Dalle ricerche storiche di questi due professori risulta determinante la presenza di sacerdoti e religiosi nella nascita del moderno alpinismo.
Dice Andrea Zannini presentando il suo volume “Tonache e Piccozze”: «La nascita dell’alpinismo viene solitamente collegata all’iniziativa di scienziati e naturalisti nel Settecento e alla curiosità di aristocratici e borghesi a partire dalla metà del secolo successivo. In realtà, tra la prima salita del Monte Bianco (1786) e la conquista del Cervino (1865), l’alpinismo attraversò una lunga fase di incubazione nella quale ebbero un ruolo importante i montanari, e tra di essi, in prima fila, preti e religiosi. Uomini di montagna che avevano avuto un’istruzione superiore, operarono istintivamente quella sintesi fra sensibilità romantica e curiosità razionale che contribuì a fondare le basi sportive e psicologiche del primo alpinismo» e riporta pure un elenco di sacerdoti e religiosi che potrebbe contenere fino ad una sessantina di nomi eccellenti, con qualche condivisa simpatia per figure eminenti, come l’abate Giovanni Gnifetti di Alagna (*180l -†1867) e gli abati Valdostani Amé Gorret (*1836 – †1907), detto giustamente “l’orso della montagna”, responsabile determinante della “prima salita italiana al Cervino” (1865) e l’abate Pierre Chanoux (*1828 – †I909), grande alpinista, scienziato, contemplativo, dal 1859 cappellano e poi direttore dell’Ospizio dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro al Colle del Piccolo S. Bernardo; per 44 anni abitò al colle dove l’inverno durava 9 mesi, guadagnandosi una vasta fama di uomo dotto appartato dal mondo, in comunione con la natura, dedito alla carità e all’ospitalità, pronto a sfidare la tempesta per ricercare tra le nevi qualche viaggiatore disperso.
Il professore Zannini mi segnala ancora: Domenico Flavio Ronzoni, “Achille Ratti. – Il prete alpinista che diventò Papa”, Bellavite, Missaglia (Le), 2009.
Alessandro Pastore, “Alpinismo e storia d’Italia. Dall’Unità alla Resistenza “, Bologna, Il Mulino, 2003. Stefano Morosini: “Sulle vette della Patria. Politica, guerra e nazione nel Club Alpino Italiano (1863-1922)”, Milano, Franco Angeli, 2009.
Il professore Marco Cuaz, nel libro citato, a pag. 93 dice: «La montagna divenne per la Chiesa del secondo Ottocento il terreno elettivo di un vasto progetto di disciplinamento sociale che affondava le sue radici nella cultura salesiana, nell’idea di don Bosco e dei suoi allievi di utilizzare l’attività fisica, in particolare le passeggiate e la ginnastica, come “mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità e alla sanità”. Oltre a D.Bosco un eletto gruppo di sacerdoti, educatori e scienziati, nati o confluiti nella capitale subalpina, come Ferrante Aporti, Leonardo Murialdo, Francesco Denza, avviarono i giovani allo sport e all’alpinismo con una vera e propria pedagogia della montagna».
Oltre al Club Alpino Italiano altri gruppi e associazioni nacquero con lo scopo dichiarato di accogliere giovani e membri provenienti da categorie sociali meno elitarie, più popolari. Tra queste la “Giovane Montagna”, di cui fu membro insigne il beato Pier Giorgio Frassati: la sezione più vicina a noi è la Giovane Montagna Valsesiana, fondata nel 1923 da don Luigi Ravelli (*1879 – †1963).
Tutta questa lunga premessa per indicare quale strumento educativo è stato l’alpinismo; nel 1968 quando scoppiò la grande contestazione, specialmente in campo giovanile, fu benefica una evoluzione anche per noi salesiani. Don Vesco, figura eccezionale di educatore, anche attraverso i campeggi e l’alpinismo, non c’era più! Don Franco Delpiano, architetto della nostra cappella, con altri Salesiani, alcuni ancora viventi ed attivi (possiamo scoprire i loro nomi sul nostro “sito”, anno 2002 oppure 2012) di cui il più illustre è don Ugo De Censi (90 anni) montanaro della Vatellina ed alpinista che opera in Perù, introdussero delle novità.
Questi sacerdoti proposero ai giovani di accostare ai campeggi estivi anche campi di lavoro (raccolta frutta, raccolta carta, stracci, vetri, ferro, generi usati valorizzabili e altre iniziative allora compatibili ed attualmente persino la gestione di alcuni rifugi alpini in favore dei poveri del mondo) e poi il balzo diretto tra le popolazioni Andine del Mato Grosso che abitano oltre i 4000 metri, entrando in cordata diretta con questi ultimi del mondo.
Don Franco Delpiano come architetto fu invitato a Campo Grande in Brasile, dove c’era un grande lebbrosario decadente che andava ristrutturato: fu l’ultima sua opera poiché una rapida leucemia lo portò a morire il 29 maggio 1972 a 42 anni; due giorni dopo i funerali nella basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, stipata all’inverosimile di giovani, ci fu la grande cordata dei campi di lavoro e dei volontari per i più poveri del mondo che aveva raccolto.

                                                                         

L’ultima presentazione della nostra celebrazione è stata fatta al Passo di Monte Moro (2868 m), il 3 luglio, nella ricorrenza del “32° Incontro dell’ Amincizia fra le Genti del Rosa” organizzato da Teresio Valsesia giornalista ed ex vice Presidente Generale del C.A.I., dal presidente del C.A.I. di Macugnaga Flavio Violatto e il Coro Alpino del C.A.I. di Macugnaga  “Monte Rosa” diretto dal maestro Enrico Micheli.

La manifestazione quest’anno è internazionale poiché anche il Club Alpino Svizzero festeggia i 150 anni di nascita: è stata la prima volta nella storia che tutte e sette le valli del Monte Rosa (5 Italiane e 2 Svizzere di Saasfee e Zermatt) sono riunite sul più celebre colle che unisce le valli Italiane e quelle Svizzere.

 Hanno concelebrato la Santa Messa il Vescovo italiano di Novara mons. Franco Giulio Brambilla, il parroco svizzero di Sion e da 6 altri sacerdoti. Ha partecipato spiritualmente don Ugo Casalegno di Gressoney

Su un’immenso campo di neve a 2868 m. del Passo Monte Moro concelebrazione della S. Messa: mons. Franco Giulio Brambilla, il parroco di Macugnaga don Maurizio Vidali, il parroco svizzero di Saas Grund don Amedeo, don Gaudenzio Martini parroco di Beura, don Remo Baudrocco di Chiavazza (Biella) e don Giuseppe Capra.

Madonna del Passo Monte Moro eretta negli anni “60” e indorata nel 1990
        Gonfalone svizzero di Saas Grund
Coro Monte Rosa del C.A.I. di Macugnaga, diretto dal maestro Enrico Micheli

Il Vescovo mi ha affidato la benedizione per i pellegrini del 3 agosto: «Con affettuosa benedizione a tutte le genti di montagna che salgono alla Madonna dei Ghiacciai».

                                                      

Sabato 3 agosto

La mia salute non permettendomi di salire con voi ho potuto solo raggiungere il Passo dei Salati per salutare i fortunati che possono salire.
Naturalmente il mio grazie a tutti coloro che collaborano alla vita della nostra Cappella e di questo pellegrinaggio e a tutti coloro che rispondono e segnalano la loro partecipazione almeno spirituale.
Chiedo scusa per tutto quanto abbia dimenticato d’importante; attendo il vostro contributo a riparare e completare questo sito: www.madonnadeighiacciai.it con notizie o fotografie attinenti.
Saluto tutti, prego e benedico voi e le vostre famiglie.

Celebriamo oggi, sabato 3 agosto, la festa della Madonna dei Ghiacciai con particolare memoria dei caduti del Monte Rosa e di grandi figure di educatori dei giovani attraverso l’alpinismo.

 La giornata soleggiata e bella ha agevolato una notevole partecipazione e  favorito i pellegrini, saliti numerosi amici e parenti dei commemorati; li saluto al Passo dei Salati e accolgo le loro emozioni per la celebrazione.

Tra i presenti c’erano: del C.A.I. di Varallo il nuovo Presidente Paolo Erba, il vice Presidente Luciano Castaldi e i due past presidenti, Giorgio Salina e Carlo Raiteri. I rappresentanti delle Guardie di Finanza Soccorso Alpino con il Brigadiere Capo Paolo Della Valentina, i finanzieri Roberto Francesconi e Marco Mammarella. Il Gruppo Guide Alpine e il Maresciallo dei Carabinieri di Alagna Alan Barcelli.

Bella giornata per i pellegrini in salita verso                                  la Cappella          

Un bel gruppo di biellesi: delegazione del Soccorso Alpino Biellese, Borrione Martino, De Rossi Paolo; del Cai Biella, Bonfante Irene, Meneghello Francesca,  Panizza Laura, Festa Carolina, Tonella Nadia, Blotto Alessandro, Sigolo Gianni e Antonella Bianchi (sorella di Paola, caduta il 7 marzo 2005 presso il Passo dei Salati); del Coro Genzianella, Bardone Roberto, Brovarone Riccardo, Feroggio Giovanni, Lanza Vittorio.

Dalla Val Susa continuando i pellegrinaggi iniziati il 7 agosto 1999 con il gemellaggio della nostra cappella con la Madonna del Rocciamelone, nel centesimo anniversario della statua bronzea, sono saliti per commemorare Rino Maggioni: i figli Marco e Monica Maggioni, Votta Giovanni, Ferraudo Maria Grazia, Roberto Cordola, Marco Pent, Lorenzo Pent, Marino Cinato, Italo Pent, Vittorio Marchetto, Giorgio Mertoia, Livio Gallo, Elisa Gallo.
Assieme a questi, Maria Adele, Erica collaboratrice per l’addobbo e Pierangelo Pettigiani e Marina Piovano.
I pellegrini di Rosta che quest’anno sono saliti sono Don Serafino Bunino che festeggia i 50° anno di sacerdozio, Dillai Mario e dott. Franco Balbo.
Presenti spiritualmente dopo tanti anni di presenza reale, Modestina Merlo,  Pasqualina Merlo e il marito Federico che son saliti ripetutamente anche al Cristo delle Vette e al rifugio Capanna Margherita
Il nucleo più numeroso è della Valsesia, formato dai parenti e amici per commemorare i caduti della loro valle.
Dei ragazzi costruttori erano presenti Piergiorgio Montarolo e Mario Michela che con i suoi tre figli, Alice, Roberta e Rocco sono saliti a piedi da Stafal, mentre la moglie Gabriella, con l’altro figlio Abele con la sua morosa Charlotte, sono saliti con gli impianti.
A nome della famiglia di don Giuseppe, da Fossano, fedeli da lunga tradizione, hanno partecipato papà Antonio e sposa Barbara Ravera con la figlia Sonia e Marco e la sua amica Anna.

Padre Natalino Capra per 10 anni è salito, come pellegrino e anche come direttore del coro, alla Cappella della Madonna dei Ghiacciai per ritemprare le sue forze, finché l’8 settembre 1980 fondò la “Comunità di Gorra”; Mauro, responsabile della comunità così scirve: «Oggi come ringraziamento siamo saliti Mauro, Luciano, Rossana, Lucia, Franco, Jang, Aurelio e c’erano con noi anche la signora Franca e il piccolo Jacopo. Per le nostre caratteristiche non a tutti è stato possibile raggiungere la Cappella per la santa Messa e, a tal proposito, voglio ancora ringraziare il maresciallo dei carabinieri Alan Barcelli, in servizio sul percorso, che con il suo intervento ha permesso a Franca e a Jacopo di raggiungere almeno il rifugio Mantova. Essendo testimoni della gioia espressa da coloro che ci hanno atteso a quote più basse e che grazie a loro è stato possibile per noi raggiungere la Cappella, non possiamo far altro che testimoniare la gioia che tutti possiamo provare quando sappiamo accogliere l’invito di metterci in comunione, come allora abbiamo saputo cogliere l’invito di Padre Natalino.         Grazie per sempre Padre Natalino».

                     Interno della Cappella

 

Ha presieduto la celebrazione il Vescovo di Saluzzo e del Monviso, montagna su cui è stato progettato il Club Alpino Italiano, Mons. Giuseppe Guerrini, che è sciatore ed alpinista: è salito a Capanna Margherita, sul Castore, sul Breythorn, sul Monte Bianco e ha celebrato in vetta al Monviso; i concelebranti sono il parroco  di Borgosesia don Ezio Caretti, il parroco di Cireggio don Pietro Minoretti, fratello di Amabile Minoretti, don Andrea Passera parroco di Cigliano, don Alberto Albertetti parroco di Crevacuore, don Serafino Bunino parroco di Rosta nel  50° della sua Messa e don Vincenzo Caccia salesiano, direttore di S. Benigno.

Inviano la loro partecipazione spirtuale don Carlo Elgo parroco di Alagna e don Ugo Casalegno parroco di Gressoney la Trinité.

Mons. Guerrini, grande amante della montagna, è apparso molto emozionato e ha ringraziato la Madonna dei Ghiacciai nei suoi 10 anni di ordinazione.
Inizia la S. Messa e dopo la liturgia dell’accoglienza si passa alla “Liturgia della Parola”.
La prima lettura è dal libro dei Proverbi 8, 22-31:
Al salmo, il Cantico del libro di Daniele 3, 57 dei tre giovani nella fornace e si canta: «Benedite opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli».
Il Vangelo è quello di Luca 1, 39-47, dove la Madonna a casa di Elisabetta, sua parente, recita il Magnificat lodando e ringraziando Dio per quello che le ha fatto.

Il Vescovo mons. Guerrini fa una bellissima                                      omelia

È il momento dell’omelia e il Vescovo mons. Guerrini così si eprime: «Cerchiamo di mettere insieme le due parole: quella della natura, parola solenne, grandiosa, imponente, luminosa, brillante. E la parola della Scrittura, che come sempre rinvia oltre, rimanda ad orizzonti più alti, più profondi, dove intravvediamo il mistero della presenza di Dio e della sua misericordia: prima di questi monti, di questi ghiacciai, di queste rocce, di questo cielo c’è la Sapienza di Dio: ghiaccio e nevi, monti e colli, benedite il Signore! Prima dei monti, dei ghiacciai c’è la misericordia del Signore: di generazione in generazione la sua misericordia… si è ricordato della sua misericordia. La parola della natura e la Parola della Rivelazione ci invitano all’incanto, ad incantarci, cioè a contemplare stupiti una realtà che ci supera, quella della natura, ma anche quella della Grazia, della misericordia di Dio che attraverso Maria ci ha dato il Salvatore: Benedetto il frutto del tuo grembo! L’incanto è trovarci di fronte a qualcosa di più grande di noi, ma che non ci schiaccia, ci tocca, ci esalta: grandi cose ha fatto in me l’onnipotente!  Incanto che si fa riconoscenza, gratitudine, lode: benedite il Signore!  Incanto che diventa invito a salire: venite, saliamo al monte del Signore! La vita è salita, faticosa ed esaltante; è ricerca dell’alto, di ciò che è grande, bello, vero, giusto. Ma incanto che ci invita alla riflessione: perché ci mette di fronte ai nostri limiti, ci mette di fronte all’imprevisto e all’imprevedibile: c’è il ghiaccio, ma c’è anche il crepaccio; c’è la roccia solida ma c’è anche quella che frana; c’è il tempo splendido ma c’è anche la bufera.  E allora ci sentiamo piccini, siamo invitati all’umiltà; la montagna, la natura diventa scuola di saggezza, invito a misurare le nostre forze, esperienza della nostra fragilità.
Siamo invitati a guardare più in alto, a guardare oltre.  La fede cristiana ci rimanda a cieli nuovi e mondi nuovi, dove regna la giustizia; abbiamo nostalgia di un’armonia piena, totale, dove la bellezza, la grandezza, la solennità … non siano minacciate né incrinate. Maria SS. è segno di questa realtà nuova.  Il Signore davvero fa grandi cose, sconvolge i nostri criteri. Ma abbiamo la certezza che i suoi sono criteri di misericordia, di vita e quindi di speranza: questa fede ci aiuta a guardare oltre la morte. Chiediamo cuore e occhi limpidi per contemplare e credere».

                                 Le fiaccole

 

 

Al momento dell’offertorio vengono presentate le fiaccole dei commemorati, un momento molto emozionante:

 

 

 

 

La prima fiaccola è per Carlo Benedetti, 53 anni, morto il 22 agosto 2012 cadendo sulla Cresta del Soldato. Presentano la fiaccola e leggono il profilo gli amici Ennio Marzuolo e Antonella Danielli. Esperto e forte alpinista ossolano aveva compiuto il concatenamento di due importanti 4000 (cresta Signal e parete nord del Lyskamm) in 10 ore e 40; nel 1992 in Cina sul Pik Pobeda 7439 m. sulla catena del Tien Shan; in Perù nel 2006 M. Alpamayo, Huascaran, Ishinca Cico; in Russia ne 2007 m. Mustaghata. La sua grande passione ed esperienza mise a disposizione non solo di amici e familiari, ma anche come volontario del Soccorso Alpino e come tecnico di elisoccorso presso la base di Borgosesia, di Novara e di Macugnaga per circa 20 anni finché la salute lo permise. Insieme a lui, ormai immerso ne Regno dell’Eterno Amore preghiamo: «Signore, proteggi e ricompensa i componenti delle unità di Soccorso Alpino fa che la loro generosità e il loro sacrificio raggiungano sempre la meta prefissa». Il figlio Andrea, familiari e colleghi.

 

 

 

La seconda fiaccola è per Ferruccio Frattini, nato il 30 agosto 1946 morto il 19 agosto 2012 presso il Passo dei Salati in mezzo alla sua famiglia che aveva educato a godere il fascino inesauribile della montagna che esplorava continuamente in lunghe camminate. Presenta la fiaccola il figlio Ivan mentre il figlio Marco legge il profilo. Lo salutiamo assieme a tutti i morti della montagna con questa preghiera: «Accogli, Signore, sulle più elevate cime del regno celeste i nostri fratelli che ci hanno preceduto nella fede e nell’amore per la montagna. Concedi infine che la bellezza della natura e la grandiosità del creato contribuiscano ad ampliare in tutti coloro che le ammirano la fede in Te e nella Tua immensa bontà». La tua Elisabetta e i tuoi figli Mirko e Ivan.

 

 

 

La terza fiaccola è per Silvia Strola nata il 14 aprile 1954, morta il 17 febbraio 2013 sul Monte Masone durante una ciaspolata. Presenta la fiaccola la figlia Sara mentre Matteo Peracini legge il profilo. Nata a Valduggia da famiglia modesta ma laboriosa, educata al senso del dovere, del lavoro, della famiglia, realizzò la sua con Franco Rossetti e la nascita delle figlie Cristina e Sara che educò con amore e serenità trasmettendo loro i suoi semplici e forti valori, sempre attenta e disponibile anche per i suoi genitori Luigi e Cesarina e adorata dai nipotini Greta e Giacomo. Operaia giovanissima alla “Manifattura Ragno” e poi presso la “Rubinetteria Mora”, realizzata la pensione scoprì sempre più la sua passione per la conoscenza del mondo attraverso i viaggi insieme alla sorella Pinuccia e grande amore per la MONTAGNA in ogni stagione: la bicicletta, le ferrate, lo sci di fondo … ritornava radiosa con gli occhi pieni di luce e di felicità e raccontava un mondo che non finiva mai di scoprire e di trasmettere. La sua semplicità, il suo sorriso, la sua figura esile ma tosta e la sua voglia di vivere resteranno sempre nel cuore di chi l’ha conosciuta: una donna, moglie, amica, mamma e nonna davvero “SPECIALE”. Attraverso la Madonna dei Ghiacciai noi l’affidiamo a Dio Creatore d’ogni bellezza che la Bibbia rappresenta pieno di stupore per il creato uscito dalle sue mani e per la coppia umana creata a sua immagine e somiglianza e capace di partecipare al suo Stupore Divino.

 

 

 

La quarta fiaccola è per Maria Amabile Minoretti, di 65 anni di Borgosesia, caduta al Pizzo Nona il 13 maggio 2013. Presentano la fiaccola e leggono il profilo il fratello don Pietro e nipote. Il 15 maggio i funerali nella gremitissima chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo: attorno al fratello sacerdote don Pietro e al prevosto don Ezio Caretti, una quindicina di sacerdoti tra cui don Carlo Elgo di Alagna. Era una donna buona, dinamica è generosa, una donna che ha dedicato la vita ad aiutare gli altri; vicina alla parrocchia, per anni è stata catechista all’oratorio; era una delle anime della Bottega del commercio equosolidale sin dalla nascita dell’attività. E’ sempre stata vicina alla casa di riposo di Sant’Anna, seguendo le orme della mamma Caterina che quarant’anni fa era stata fra i fondatori del gruppo di volontariato. Durante il funerale don Pietro ha ricordato “la fede cristallina” che caratterizzava la sorella, mentre don Ezio ha riconosciuto il “grande dono di averla avuta come amica, collaboratrice, consigliera”, sottolineando come “Amabile ha saputo amare davvero il prossimo, senza mai chiedere nulla in cambio, un amore che ha ereditato dai genitori e che ci ha donato ogni giorno”.
Luciano Castaldi, già presidente del C.A.I. cittadino così la saluta: «Eri un sostegno discreto. chiunque ricorderà la tua solidarietà sorridente; lunedì sei andata dal Signore e sono certo che lo hai fatto con lo zaino straripante del bene e della gioia che hai sempre trasmesso».

La quinta fiaccola è per Gian Luigi Griffa di anni 85, deceduto il 23 aprile 2013 a Trivero. Presenta la fiaccola l’amico Battista e legge il profilo l’amico Piergino. È stato un grande educatore della gioventù attraverso lo Scoutismo e l’Alpinismo. Proveniente da Torino, gruppo Scout To. 40, fondò il gruppo “Scout Trivero Primo” di cui centinaia di ragazzi hanno beneficiato per la loro formazione e orientamento. Ebbe talento di grande alpinista e impegnò le sue doti di animatore e istruttore in vari corsi di alpinismo del C.A.I. di Varallo, nel gruppo “Camosci”, nel GRIM (Gruppo Ragazzi In Montagna) fondato da padre Gallino, suo grande amico.
Le difficoltà degli ultimi anni rallentarono i suoi passi di alpinista, non il suo cuore aperto ai grandi ideali e ai progetti della sua vita, sempre più condivisi affettuosamente con la moglie Dina. Le parole di addio dei sui allievi lo rivelano;
Battista, amico e compagno di cordata così lo saluta: «Ricorderò il tuo sguardo, limpido, trasparente, da persona per bene. senza malizia e senza sotterfugi. Ricorderò il Tuo cuore e la Tua bontà, da persona sempre disposta ad aiutare gli altri. Penso proprio che tu il comandamento dell’amore lo hai messo in pratica in ogni momento della tua vita. Ricorderò la tua stretta di mano conclusiva, rapida, quasi timida ma significativa di un messaggio importante, condiviso e trasmesso».

Piergino dice: «Mi presento oggi con due simboli che hanno caratterizzato la nostra vita: il maglione della scuola di Alpinismo del C.A.I. e il fazzolettone scout arancio e blu del Trivero 1°, che non porto solo al collo ma anche nel cuore. Ricordo le ultime parole che mi hai detto sul letto dell’ospedale, quando ti dissi: “Gian Luigi non mollare, dobbiamo ancora andare ad arrampicare insieme” e tu con i tuoi occhi verdi spalancati: “io vado ad arrampicare in Paradiso” … “sì Gianluigi, vai ad arrampicare libero e prepara le vie che percorreremo insieme lassù, dove non serviranno più né corde né moschettoni, GRAZIE GRANDE AMICO MIO … e ti prego: prepara la strada anche per tutti noi”».  La Foto presenta Gialuigi in montagna con sfondo il Monte Bianco, mentre la sua vera forte e mite compagna di cordata per 53 anni, Dina, lo accompagna sorridente.

La sesta fiaccola è per ricordare Rino Maggioni, (* 01/02/1938 – †17/01/2013) un amico della Val Susa per confermare il gemellaggio realizzato nel 1999 tra la nostra chiesetta e il Rocciamelone; la fiaccola di Rino Maggioni vuole anche ricordare tutti gli amici defunti della Val Susa che salirono pellegrini alla Madonna dei Ghiacciai; il figlio Marco anche a nome di mamma Margherita e di tutta la famiglia, così lo saluta: «Quando le ultime luci della notte si spengono… e la luna, ormai bianca e quasi trasparente, sta per adagiarsi dietro alle montagne innevate, vedo… tra il disordinato volo degli uccelli al mattino e le rosee scie degli aerei colorate dall’imminente alba … una stella, ancora luminosa, che veglia sul mio cammino … Sei bella e lucente… e anche quando il calore del giorno ti assorbirà… brillerai sempre dentro di me, CARO PAPÀ. (Marco Maggioni)».

 

 

                Presentazione fiaccole e lettura profili

La settima fiaccola ricorda i morti del decimo anniversario: Serena Anna Salvucci e Alessandro Mennella caduti sul Lyskamm per fulmine il 21 luglio 2003; Alberto Fornasari caduto sul Polluce il 28 luglio 2003; Fabio Baroni caduto su Monte Rosa il 2 marzo 2003; Sergio Simoni caduto il 13 agosto 2003 al Corno Bianco; Gian Franco Cenerini caduto sulla Cresta nord del Tagliaferro il 23 agosto 2003.

L’ottava fiaccola per ricordare Federico Barell guida del Monte Rosa e già capo della Società Guide di Gressoney, morto ad Aosta il 29 settembre 2003.

La nona fiaccola ricorda due lavoratori: Paolo D’Alonzo morto il 18 luglio 2003 mentre lavorava sulla diga del Gabiet; a lui uniamo la memoria di Carlo Delpini morto il 30 aprile 2003 che è stata una figura simbolo delle Capanne del C.A.I. di Varallo come lavoratore capanat.

La decima fiaccola è intitolata a don Luigi Ravelli nel 50° della sua morte nella parrocchia di Foresto di cui fu parroco per 59 anni; la fiaccola sarà portata dai suoi amici alla celebrazione del 10 agosto prossimo in alta Valle d’Otro al bivacco che porta il suo nome dove sarà debitamente commemorato. Riportiamo di lui la preghiera dell’alpinista con cui sintetizziamo anche tutte le intenzioni di preghiera di questa S. Messa per cui mandiamo un fraterno messaggio anche a tutte le famiglie qui spiritualmente convocate nel ricordo dei loro cari defunti ed in particolare alla famiglia dell’atleta svizzero Gaetan Casimir Roland (32 anni) che il 13 aprile morì in un crepaccio presso il Cristo delle Vette mentre si allenava per il Trofeo Mezzalama:

«Gesù amabilissimo che nella vita terrena prediligesti i monti e li salisti per rivelare al mondo le vere beatitudini, per trasfigurarti gloriosamente, per compiere col Sacrificio della Croce la Redenzione del genere umano, fa’ che nelle nostre escursioni alpine solleviamo fidenti la nostra prece, il nostro cuore a Te; insegnaci a leggere nel grandioso libro della natura i tratti mirabili della tua potenza, della tua bellezza, del tuo amore».

                    La concelebrazione della S. Messa

Abbiamo anche ricordato, con fiaccola, Laura Pace figlia del Presidente del “Coro Voci del Baldo” di Verona amico del “Coro Genzianella”.

E i biellesi Valter Corniati e Maria Teresa Pieri caduti alla Becca di Gay e Aldo Bellotti caduto sul Monte Bo Biellese.

                                                              

Don Severino Chiesa ringrazia con questa                    foto a nome di tutti i suoi poveri

 

Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato e offerto in occasione di questo pellegrinaggio, in particolare il figlio e la famiglia Benedetti per l’offerta cospicua di 500 € che hanno fatto per i missionari salesiani, già miei compagni di campeggi di montagna, don Serafino Chiesa e don Michelangelo Aymar che lavorano presso i montanari dei 4000 nelle Ande (vedi su questo sito l’anno 2002) e che io ho arrotondato a 1000 € con le singole offerte raccolte lassù che hanno permesso di aiutare questi poveri montanari.

 

 

                                                                

              Altare di pietra del Monte Tovo

 

Ringraziamo il dott. Ovidio Raiteri, medaglia d’oro per benemerenze alpine, per l’invito alla celebrazione della benedizione dei ceri per i Caduti della montagna di domenica 20 ottobre 2013 al Monte Tovo. Celebrerà la S. Messa don Ezio Caretti, parroco di Borgosesia nella chiesa di S. Pietro

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