2007 – Fedeltà al primo sabato di agosto

Sabato 5 agosto 2007

 

Giungono, come ogni anno quassù, guardie d’onore alla nostra celebrazione membri del Soccorso Alpino Guardie di Finanza: da Macugnaga, Francesco Villa e Stefano Riga; da Riva Valdobbia, Rolando Sperandio, Paolo Della Valentina e Fabio Loss; del C.A.I. di Varallo, l’ex presidente Giorgio Salina, il cav. Agostino Negra (85 anni), decano dei convenuti, falegname ricostruttore di Capanna Gnifetti e Capanna Margherita, con lui la figlia Vilma, il genero Orlando ed il figlio Andrea, la guida Gian Piero Viotti di Alagna da quarant’anni fedele.

Portano il messaggio del parroco, don Ugo Casalegno e rappresentano la comunità di Gressoney il decano delle guide Villy Monterin (82 anni), Mary Chiara Beuchod con la figlia Marta, Nicola De La Pierre, Carla Angster col marito Gino è salita per ricordare il fratello Jose, guida alpina e maestro di sci, nel 10° anno della morte. Altro anziano, fedele da molti anni è l’ing. Alessandro Viotti (81 anni) di Buttigliera Alta, venuto con gli amici Rostesi Franco Balbo, Mario Dellai con la figlia Franca, Franco Chianale, Ilaria, Omar e Lorenzo Rosso. Altre presenze significative sono il papà Enzo e la sorella Bernardetta per ricordare il 10° anniversario di Maurizio Maggioni di Quarona.

Viene il momento solenne e commovente  dell’offerta delle fiaccole, simbolo di vite legate per sempre al Monte Rosa, alla sua Madonnina  e al Cristo delle Vette: di Marco Veniani, 45 anni di Verbania, della sezione del C.A.I. di Pallanza caduto sulla Nordend l’8 giugno 2006; di Monica Bandiera, 34 anni di Parabiago, caduta in un crepaccio sul ghiacciaio del Lys; di Luciano Colli,  di 59 anni di Ayas, guida alpina come  il papà e i fratelli Marco e Livio. Del cav. Enrico Chiara, 87 anni, direttore per 30 anni di Capanna Gnifetti, fedele per quarant’anni (fino al 5 agosto 2006) alla celebrazione della Madonna dei Ghiacciai in questa Cappella, morto ad Alagna il 6 febbraio 2007; di Biagio Frachey, che il 23 luglio 2006 si spegneva a Champoluc a 86 anni, ultimo dei quattro famosi fratelli guide alpine (Ernesto 1913, Luigi 1915, Biagio 1920, Oliviero 1928), figli della guida alpina Giovanni Battista; di Giorgio Premazzi, caduto in un crepaccio del Lys, a 25 anni, durante un’ascensione solitaria il 16 giugno 1973, il ghiacciaio lo ha restituito nel 1999,è stato riconosciuto nel 2007, e seppellito a Gressoney La Trinité.

Accanto a don Silvio Carlin, due giovani salesiani, sacerdoti novelli che amano la montagna e vengono a ringraziare la Madonna e il Cristo delle Vette per il raggiunto sacerdozio: don Elio Cesari, di Bologna e don Ugo Brusamolino, di Canonica d’Adda (BG); altri due sacerdoti salesiani: don Millo Segafredo (30 anni di sacerdozio) e don Giuseppe Capra (43 anni di sacerdozio).

 

 

 

 

 

 

Ringraziamo, per la riparazione del muro di sostegno, il cav. Fulgido Tabone, Italo Pent, Piero Pistoletto, Guido e Marco Giorda, amici della Valsusa

 

Così don Silvio ricorda quella giornata: «Quanta gente! Ma da dove sono spuntati, come hanno fatto ad arrivare a tempo? Alcuni chiedono ancora di confessarsi, sentono il bisogno di riconciliarsi con il buon Dio: è la grazia che compie miracoli, è la Madonna che li ha convocati a questo appuntamento. E’ bello essere prete e poter dare il perdono del Signore anche a queste altezze e ridare serenità e speranza ad una persona».

Con un po’ di ritardo si inizia la Concelebrazione. La corale si introduce con un bel canto che si diffonde nello spazio sottostante e crea un clima di preghiera. Il cielo è limpido e il sole brilla ma il forte vento sferza tutti e minaccia di portare via ogni cosa se non tenuta ferma da sassi.

Cav. Enrico Chiara, 87 anni, fedele per quarant’anni (fino al 5 agosto 2006) alla celebrazione della Madonna dei Ghiacciai in questa Cappella; morto ad Alagna il 30 gennaio 2007. Così lo presentano i suoi familiari: «Nato il 22 marzo 1919, terzogenito di un’affermata guida alpina; fin dall’infanzia segue il padre Giuseppe e da lui apprende l’amore per la montagna. A soli dodici anni (1931) compie la sua prima ascensione da Alagna sino alla Capanna Osservatorio Regina Margherita, accompagnato dal papà, che lo lascerà circa tre anni dopo proprio in un’ascensione sul Lyskamm Orientale. Successivamente sarà provato anche dalla morte prematura del fratello Joccu, che perderà in circostanze misteriose, sempre in montagna, nei pressi del ghiacciaio del Grenz (aprile 1945), ma niente sminuisce la sua passione per la montagna che viene, anzi, rafforzata diventando la sua principale occupazione.
A partire dal 1941, infatti, percorrerà tutte le tappe della carriera alpinistica diventando, prima portatore, poi guida alpina e istruttore ai corsi nazionali per guide alpine e portatori, nonché capo guida e responsabile del Soccorso Alpino e, parallelamente, maestro di sci e per ben venticinque anni consecutivi del Rifugio Gnifetti, con una dedizione che ancor oggi viene portato ad esempio per le nuove generazioni: una scelta di vita che lo costringerà a lunghe assenze dall’ambito familiare, che però non gli impedirà di dimostrarsi un padre esemplare, sempre premuroso verso i figli ed in ultimo un nonno affettuoso, che ha saputo trasmettere e lasciare in eredità l’amore ed il rispetto per le sue montagne».

 

 

Luciano Colli, di 59 anni di Ayas, guida alpina come il papà e i fratelli Marco e Livio. Guida Alpina nel 1973 ed in seguito istruttore ai corsi Guida, istruttore del Soccorso Alpino Valdostano membro del consiglio direttivo dell’ UVGAM e Presidente della Società Guide Champoluc-Ayas. Ha percorso, le più significative salite del Monte Bianco, del Monte Rosa e del Cervino, delle Alpi Svizzere, nelle Dolomite e del Bernina. Nel 1980 con la Società Guide di Champoluc-Ayas ha partecipato alla spedizione in Nepal al Churen Himal 7300 mt; è stato con i suoi clienti in Nepal, in India e sulle montagne dell‘Hoggar e dell‘Etiopia.

 

 

Biagio Frachey, che il 23 luglio 2006 si spegneva a Champoluc a 86 anni, ultimo dei quattro famosi fratelli guide alpine (Ernesto 1913, Luigi 1915, Biagio 1920, Oliviero 1928), figli della guida alpina Giovanni Battista. Scrive la figlia Annamaria: «Del mio papà cosa raccontarvi?: è nato ad Ayas, regione Bernosin, a monte di S. Jaques il 13 marzo 1920, quinto di undici fratelli, una vita dura di stenti e di difficoltà; ma con la grazia di Dio crebbero tutti alti e robusti e divennero guide molto presto. Passarono gli anni duri della guerra a conoscere bene la montagna: oltre che i turisti e lo scambio commerciale, portò con i suoi fratelli in Svizzera molti perseguitati politici, evitando il colle del Teodulo sorvegliato dalle S.S.; il ghiacciaio era insidioso, la notte incuteva timore, ma le comitive riuscirono sempre a passare, senza la più piccola disgrazia».

 

 

 

9 settembre 2007  la comunità di Gressoney La Trinité accoglie il ritorno a valle, per il restauro, del volto bronzeo del Cristo delle Vette, portato a spalle da 4 anziani alpini che 52 anni prima l’avevano portato lassù.

 

Domenica 9 settembre: don Giuseppe Capra benedice la testa restaurata del “Cristo delle Vette”. elle Vette”.

                                                                                           

L ’ing. Giorgio Tiraboschi, Presidente attuale del Club Alpino Italiano, Sezione di Varallo Sesia, in armonia con i suoi predecessori, non potendo partecipare alla celebrazione del 40° anno della Cappella ha inviato questo messaggio: «E’ con grande piacere e viva commozione che ho riletto gli atti che nell’agosto e settembre del 1968 hanno legato l’Istituto Salesiano Valsalice e la Sezione di Varallo del Club Alpino Italiano. Infatti in quell’anno, dopo la realizzazione della Cappella costruita nei pressi della capanna Gnifetti nel mese di luglio del 1967, il Direttore Sac. Prof. Don Ludovico Zanella ne ha ceduto la proprietà alla nostra Sezione CAI. Allora come oggi ci siamo impegnati a custodire e conservare, immutata nello spirito e nelle finalità secondo cui è stata costruita, la Cappella dedicata al ricordo imperituro di Don Aristide Vesco e a tutti i Caduti del Monte Rosa è diventata un centro di richiamo spirituale per tutti gli alpinisti che vedono nelle montagne un elemento di elevazione verso il loro Creatore.
E con grande rispetto e devozione vorrei ricordare una preghiera a me molto cara: “Signore, conducimi dall’illusione alla verità, dalle tenebre alla luce, dalla morte all’immortalità”. A don Giuseppe Capra, animatore appassionato ed instancabile dell ‘ opera , esprimo la più viva riconoscenza del CAI Varallo».

                                                                            

 

Il dott. Giorgio Salina ci offre questa poesia in dialetto valsesiano.

“Madonna dal Giassêe”

Da quarantagn, fra ‘l Garstelet e ‘l Lys,
‘t vardi i curdai che passu avanti e ‘ndrè;
t’ei par lor an segnal ca’l benediss,
Capela dla Madonna dal Giassêe.

Ti ‘t cunservi ‘l ricord da chi, sal Rosa,
si ciümi dl’Infinì l’è stacc ciamà
e ‘l sö spirit ancöi qui ‘l riposa
‘nt la fiamma d’una lüm, sl’ Altar posà.

I sun rivà anca st’ann sal tö balcun
a godi ‘l panurama di giassei,
a pruvêe ‘n cor cull sentiment d’uniun
ca’n fa senti, ‘n muntagna, tuic fradei.

E, pensand a j’amis ch’in nai avanti,
i vugg ancôo dl’Enrico la figüra,
che a la Gnifetti agn l’è fa’nu tanti,
fedel gestor dal CAI, guida sicüra.

‘L surrid a don Giuseppe, salesian,
a vugghi tanta gent sü qui a preghêe.
T’ei segn ad pas, ‘d fidücia ‘nt’al duman,
Capella dla Madonna dal Giassêe.

                                                    Giors

                                                                                 

 

 

Mentre salutiamo questa sfida agli “8000” ci hanno lasciato le guide alpine e i membri del Soccorso Alpino Guardia di Finanza, affidiamo loro le nostre felicitazioni per il loro commilitone Silvio Mondinelli (molte volte partecipò a questa celebrazione) che ha concluso la sua corsa ai “14 ottomila” del mondo. Dal numero di settembre 2007 della rivista “Lo Scarpone” leggiamo: «Con la salita del 12 luglio 2007, al Broad Peak, Silvio “Gnaro” Mondinelli è diventato il secondo italiano ed il sesto al mondo ad aver salito tutti e 14 gli “ottomila” della terra senza ossigeno… mentre Fabio Iacchini, guida di Macugnaga, è al suo primo“ottomila”.Particolare importante. Soccorritore e alpinista dalla grinta proverbiale, in più occasioni Gnaro non ha esitato ad affrontare rischi ulteriori a quelli già compresi nella propria personale salita per salvare alpinisti in difficoltà… «Vi chiederete che cosa provo , visto che ho finalmente concluso la mia corsa agli ottomila… Il sentimento dominante non è stato di felicità, ma di malinconia per tutte le persone che durante il lungo periodo che mi ha visto impegnato in questa sfida degli ottomila ci hanno lasciato».

zp8497586rq