2011 – Fedeltà al primo sabato di agosto
Sabato 6 agosto 2011
Quest’anno ha presieduto la nostra celebrazione don Sergio Blandino in sostituzione del Superiore Regionale Salesiano don Stefano Martoglio perché impedito, accanto a lui don Serafino Bunino, il padre marista Andrea Volonnino e don Giuseppe Capra. Abbiamo ricordato: Carlo Leone, nato a Torino il 22 dicembre 1964 e morto il 19 luglio 2010 durante la traversata del Lyskamm, lascia la mamma Emilia e il fratello Alessandro e la fidanzata Ivana, era tecnico informatico della IBM; Filippo Vaccino nato Torino il 18 luglio 1965 e morto il 19 luglio 2010 durante la traversata del Lyskamm e lascia la mamma Luciana, il papà dott. Paolo e il fratello Fabio, era consulente finanziario dell’Azimut; Mattia Verri di 35 anni di Borgosesia, travolto da una valanga l’8 dicembre 2010 presso il Colle della Malfatta (2900 m.), lascia la moglie dott.a Eleonora Gallarotti, la mamma Piera, i fratelli Andrea e Simone, il papà Giancarlo presidente della Camera di commercio di Vercelli; Silvano D’Atri nato il 25 maggio 1950 a Napoli, deceduto il 13 gennaio 2011 ad Alagna nel Vallone di Otro, lascia la moglie Anna Paola e le figlie Sara e Simona; Giuseppe Degaudenzi nato a Varallo il 20 settembre 1931 morto il 12 settembre 2010 durante gita del G.E.P. (Gruppo Escursionisti pensionati) lascia la moglie Efisia e il figlio Giulio.
Nel 10° anniversario della morte abbiamo ricordato: le guide di Macugnaga Lino Pirrone, Ernesto Fich e Pierino Jacchini, poi Paolo Re di Milano, Aldo Spaghetti della Valsusa, Leonardo Follis di Gressoney e Michele Fardo di Biella, e nel 25° anniversario Eleonora Torchio del villaggio La Marmora di Biella.
E ancora Emanuele Mosca, 65 anni di Graglia e Carlo Graziano 26 anni di Crescentino, travolti da una valanga sul Monte Camino il 6 marzo 2011.
Il primo ad arrivare è il presidente del C.A.I. di Varallo, dr. Carlo Raiteri, lo saluto, chiedo del papà Ovidio uno dei cofondatori del Soccorso Alpino Italiano e grande animatore delle tradizionali feste alpine. Arrivano come ogni anno come rappresentanza del Soccorso Alpino Guardia di Finanza: il brigadiere Fabio Loss (che ha varie precedenti partecipazioni) ed il finanziere Marco Mammarella. Vicinissimi all’altare i rappresentanti le famiglie dei caduti e i presidenti C.A.I. di Varallo Carlo Raiteri, di Biella Daniela Tomati e l’ex presidente di Varallo Giorgio Salina, le guide alpine Gian Pietro Viotti (che per la 45a volta partecipa alle nostre 45celebrazioni), Paolo Enzio, Maurizio Brentari, Sandro Borini (Boris) che rappresenta anche la famiglia di Mattia Verri: l’8 dicembre 2010 era presente all’incidente mortale che ha rapito Mattia. Il volto più luminoso è certo quello del cav. Agostino Negra che tra cinque giorni compirà 89 anni, è qui con la figlia Vilma ed il genero Orlando Fabris.
Altro volto che spicca commosso e luminoso è quello di Efisia, vedova di Giuseppe Degaudenzi: temeva di non farcela, anche stando alle previsioni metereologiche non favorevoli, invece è qui e presenterà la fiaccola del suo Giuseppe. Dalla Valsusa sono giunti a questa celebrazione con don Sergio Blandino, parroco di S. Antonino: Giovanni Votta, Vittorio Marchetto, Elisa Gallo Livio Gallo, Chiara Tessa, Jean Pier Davy, Erica Bossù, Marco Pent coi figli Ludovico e Lorenzo, Roberto Daghero, Italo Pent, Laura Girotto, Luigi Scuto, Monica Blandino e Paolo Morino; da Rosta don Serafino Bunino, Franco Balbo e Mario Dellai.
Intanto siamo in Capanna Gnifetti, poiché il maltempo ci costringe a celebrare nel salone del 1° piano del rifugio, per la terza volta (nel 1987 quando celebravamo i 20 anni della Cappella, presiedeva il Vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi, con un vento fortissimo, gelido (-8°) che non ci permise di celebrare all’aperto; nel 1998 quando presiedeva il Vescovo Aosta, mons. Giuseppe Anfossi e l’inclemenza del tempo ci obbligò nuovamente a celebrare in rifugio)
Dei cantori fedelissimi rimangono alcuni del “Coro Genzianella” del C.A.I. Biella guidati da Vittorio Lanza, animatore (che ci affida anche la memoria della nuora Debora di cui ricorre oggi il 7° anniversario della morte): Acquadro Wilmer, Pas Presidente del C.A.I. Biella, Tomati Daniela, attuale Presidente C.A.I. Biella, Blotto Sandro, Borrione, Brovarone Riccardo, Caldesi Vincenzo, Chiappetto Alfio, Feroggio Giovanni, Lanza Vittorio, Meneghello Francesca e Tonella Nadia; Italo Pent, della Valsusa affida la memoria di Angela Venturino.
All’offertorio si offrono le fiaccole dei caduti leggendo il profilo di ognuno:
Così lo presenta la mamma, Emilia Bertolotti: «Carlo Leone è nato a Torino il 22 dicembre1964 e caduto sul Lyskamm il 19 luglio 2010. Già fin da ragazzo ha iniziato ad amare la montagna e lo sci, perché entrambi gli sport gli davano la possibilità di espletare sia le ascensioni che lo sci-alpinismo. L’amicizia per lui era un sentimento profondo e ricambiato, perché la sua bontà e sincerità sono state riconosciute da tutti. Amava i grandi spazi e la scoperta del mondo con la sua compagna Ivana, legata a lui dagli stessi interessi e da un grande sentimento; tutti gli anni trascorrevano le vacanze sulle montagne del mondo: in Nepal, sulla cordigliera Andina in cerca di sempre nuovi orizzonti. Nel 2010, in preparazione alle vacanze che avrebbero trascorso in Pakistan alla base del K2 con l’amico Filippo, hanno deciso di compiere la traversata del Lyskamm sul Monte Rosa, e un fatale destino ha voluto che la montagna chiamasse a sé sia lui che Filippo, con immenso dolore per il cuore di una madre che non si rassegna e anche per il fratello Alessandro, pur pensando che lui sulla montagna ha raggiunto il suo ideale, lasciando un grande vuoto in tutti quelli che lo hanno conosciuto ed amato, e lo piangono perché non più presente».
La mamma di Filippo, Luciana, così ce lo affida: «Filippo Vaccino era nato a Torino il 18 luglio 1965 e caduto sul Lyskamm il 19 luglio 2010. Frequentò per otto anni l’istituto Rosmini, dove Padre Perzolli li abituò all’amore per la montagna e dove si fece amici che restarono tali per la vita. Il liceo al “GalFer”contribuì ad amicizie indissolubili. Laureato in Economia e Commercio fece una brillante carriera nel Finanziario, ma il suo amore era ed ha continuato ad essere la montagna. Bardonecchia, dove andavamo da quando era piccolo, fu la sua prima passione: lo sci d’inverno e le gite, le strade ferrate, le prime palestre di roccia d’estate. E salito alla capanna Gnifetti nel giorno del suo 45° compleanno che ha festeggiato con gli amici e compagni di scalate e con le guide. Ha lasciato nel peggiore dei dolori il papà Paolo, la mamma Luciana ed il fratello minore Fabio che adorava e dal quale era considerato guida ed esempio.
Vorremmo ricordarlo con una poesia che abbiamo ritrovato nella sua agenda:
“Non amare il florido ramo, / non mettere nel tuo cuore / la sua immagine sola; / esso avvizzisce: / ama l’albero intero, / così amerai il florido ramo, / la foglia tenera e la foglia morta, / il timido bocciolo ed il fiore aperto, / il petalo caduto e la cima ondeggiante, / lo splendido riflesso dell’Amore pieno. / Amala vita nella sua pienezza, / essa non conosce decadimento”». (anonimo)
Emanuele Mosca (65 anni) di Graglia e Carlo Graziano (26 anni) di Crescentino travolti da valanga sulla parete nord del monte Camino (m 2391) di Oropa la domenica 6 marzo 2011.
Silvano D’Atri, nato il 20 maggio1950 a Napoli e deceduto il 13 gennaio 2011 ad Alagna vallone di Otro: «Padre di due figlie, Sara (24 anni) e Simona (21 anni) e marito di Bortoluzzi Anna Paola. Trasferitosi dal Sud Italia al Nord per motivi di lavoro, Silvano ha abbandonato il suo mare e il caldo sole di Napoli. Era solo una decina d’anni che si era avvicinato alle montagne, ma in realtà fu subito amore. La montagna era in grado di trasmettergli quella serenità e quella libertà che aveva lasciato parecchi anni prima nella sua città natale. Il periodo in cui maggiormente amava le montagne era quello invernale, dove, a causa dei grandi freddi della Valsesia, i paesaggi assumevano un velo fatato, dove tutto lo scenario cambia trasformandosi in un’immensa distesa bianca, dove oltre alle sue orme non vi era traccia del passaggio di alcuno, uomo o animale che sia. Dando così l’impressione di essere arrivati in una zona incontaminata, dove neanche gli animali osano lasciar traccia per non deturpare quell’immagine fiabesca… Spesso raccontava della gioia provata nel raggiungere la vetta, nell’essere riuscito ad arrivare sempre un po’ più in alto…, nell’essere arrivato oltre le nuvole… La montagna gli ha sempre regalato attimi di gioia e di condivisione con gli amici, ed è proprio così, tra le montagne e tra la compagnia di buoni amici, che Silvano ci ha lasciati, raggiungendo la vetta più alta e riuscendo così ad essere finalmente più in alto di tutto. Da lassù sicuramente veglierà su tutti gli amici, i parenti, i fratelli e la sorella, ma come sempre, avrà un occhio di riguardo per le amate figlie e per la metà del suo cuore, la moglie Paola»
Giuseppe Degaudenzi nato il 20 settembre1931 morto il 12 settembre 2010 di Varallo; ha amato la montagna sempre e sulla montagna ha chiuso la sua vita addormentandosi dolcemente come un bimbo tra le braccia e il cuore della sua mamma. La moglie Efisia ed il figlio Giulio ce lo affidano così: «Appassionato di montagna, da sempre. Sin da quando significava partire da Varallo, da casa a piedi e fare il giro “Monte Capio” e “Massa del Turlo”, passando da Sabbia e tornando da Camasco alla sera. Oppure, usciti da scuola, caricarsi gli sci a spalla per raggiungere il prato dei Gerbidi (sopra il Sacro Monte di Varallo) per qualche discesa sulla scarsa neve ed in mezzo alle spine. Normale per quei tempi senza automobili. E poi montagna con gli amici degli anni ‘50, tra i quali Italo Grassi, con la famiglia negli anni ‘70 (quante valli, anche desolate, percorse insieme, dietro ai suoi passi), di nuovo con altri amici negli anni ‘90, il “G.E.P.” (Gruppo Escursionisti Pensionati, a suo tempo promosso dal compianto Romano Tosi e da Elio Cerutti), e poi ancora, tante volte, fino all’ultimo suo giorno. Un andare in montagna per vedere, capire, fotografare, stare insieme, mai per “conquistare”, mai con l’ansia di giungere in vetta. Da sempre la sua serenità, riservatezza, ma nel contempo amicizia calorosa, rispetto per la montagna e per tutti coloro che gli sono stati vicino. Esempio nel vivere non solo la montagna, ma la vita di tutti i giorni, esempio che non si è fermato in un bel bosco di larici, nel suo mese preferito, settembre, ma che continua a guidarci nella nostra vita, nel nostro percorso quotidiano».
Mattia Verri, nato il 20 marzo1975 caduto l’8 dicembre 2010, di Borgosesia; travolto da valanga l’8 dicembre 2010 a 2900 m. presso il Colle della Malfatta. La moglie Eleonora Gallarotti invia questo messaggio: «Mattia amava la montagna in tutte le sue forme; è stata la sua grande passione; era una persona semplice, e la sua semplicità derivava sicuramente da quell’amore per le vette che lo aveva portato ad apprezzare la vita in ogni sua sfaccettatura, costruendo legami ed amicizie forti e durature. Il miglior modo per descriverlo è leggere questo passo della Preghiera dell’escursionista e dell’alpinista a cui lui era affezionato: “…Rendi la montagna una scuola di vita per tutti i giovani che se ne innamorano; una scuola severa, ma onesta, solidale e generosa, capace di forgiare il loro carattere nelle difficoltà e di innalzare i loro ideali alle più elevate altezze, così da poter percorrere, nella piena consapevolezza delle loro potenzialità, i ben più ripidi ed ardui sentieri dell’esistenza umana”.
Con il suo sorriso sempre presente che lo contraddistingueva e che si illuminava al ritorno dalle sue gite, era capace di trasmettere la felicità e le emozioni provate in modo unico e coinvolgente, riuscendo a far accettare a noi famigliari il rischio della sua grande passione. Ora la nostalgia per lui accresce, come la nostra riconoscenza per l’amore datoci».
Si collega a noi spiritualmente il parroco di Gressoney don Ugo Casalegno con cui ho concelebrato il 26 luglio 2011 alla cappella settecentesca di S. Anna (2178 m.) dove è stata posta la targa di bronzo (90 x 50 cm.), disegnata dall’architetto Maria Giovanna Casagrande e realizzata dalle Fonderie Verres, riporta un messaggio, elaborato dal docente di filosofia classica all’Università Cattolica Carlo Mazzucchi, in latino classico, che traduciamo in italiano: «Giovanni Paolo II, ora annoverato tra i santi, guardando da qui, salendo da qui al vertice della montagna, avvertì il culmine di ogni esistenza».
Quest’anno, il 26 luglio, alla festa di S. Anna è stata cosa molto gradita la presenza del cardinale Tarcisio Bertone.
Altro collegamento ideale è con il presidente del Club Alpino Generale, Umberto Martini, che ho incontrato il 31 luglio 2011 al ricovero dell’Alpetto voluto da Quintino Sella nel 1866, come primo rifugio del C.A.I. e ora trasformato in “Museo degli Albori dell’Apinismo” e intitolato a Giacomo Priotto presidente generale dal 1980 al 1986, madrina è stata la gentile signora Lalla Priotto salita con i figli Gabriele e Tiziana; il Presidente ha scritto per noi questo messaggio : «Complimenti per il vostro continuo impegno. Grazie, Umberto Martini».
Nella foto di Giancarlo Menotti (sezione di Cavour) il gruppo dirigenti del CAI posa davanti al museo. Al centro il presidente generale Umberto Martini e la signora Lalla Priotto (Tratto da Lo Scarpone settembre 2011 pag 32).
Utilizziamo questo sito per comunicare che il 30 gennaio 2012 è salito al cielo il nostro amico Giovanni Borgini (nato il 22 aprile 1927), per 40 anni socio del C.A.I. di Novara. I funerali sono avvenuti il 2 febbraio 2012 nella parrocchia S. Giuseppe in Novara.
Ha partecipato alle nostre celebrazioni per almeno 30 anni, offrendo alle famiglie dei commemorati e a centinaia di partecipanti le sue caratteristiche riproduzioni della Cappella, del Cristo delle Vette, di stelle alpine e genziane incise con arte pirografica su trance di betulla ed ha pure costruito una stella alpina gigante in rame che dedicò ai caduti Ezio Camaschella e Guido Fuselli e che abbiamo posizionato nell’angolo della cappella sopra il leggio dove si trova il “Libro dei Caduti”.
Alla sposa Elda le condolianze di noi tutti e un grande “grazie”.
In suo onore e suffragio riportiamo il canto che gli era molto gradito e che è stato cantato anche al suo funerale:
“Dio del cielo, Signore delle cime
un nostro amico ha chiesto la Montagna…
Santa Maria Signora della neve,
copri col bianco, soffìce mantello
il nostro amico, il nostro fratello;
su nel Paradiso, su nel Paradiso
liascialo andare su per le sue Montagne”.
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