Lettera di Natale 2016

Carissimi Amici della Cappellina della Madonna dei Ghiacciai,

si è da poco concluso l’Anno Santo della Misericordia dove come un vento impetuoso e salutare, la bontà e la misericordia del Signore si sono riversate sul mondo intero. E davanti a questo sguardo amoroso di Dio che in maniera così prolungata si è rivolto su ognuno di noi, non si può rimanere indifferenti, perché esso cambia la vita.

La misericordia suscita gioia, perché il cuore si apre alla speranza di una vita nuova. C’è bisogno di testimoni di speranza e di gioia vera. C’è tanto bisogno di riconoscere la gioia che nasce nel cuore toccato dalla misericordia.

Anche i nostri cari defunti ora vivono nell’abbraccio misericordioso del Padre e rivolgono il loro sguardo a tutti coloro che li hanno incontrati, che li hanno amati e che hanno condiviso con loro un tratto di strada ed anche la passione per la montagna.

Il nostro ricordo per loro è carico di affetto, riconoscenza e comunione profonda perché l’amore supera anche le barriere della morte. È con questi sentimenti nel cuore che ogni anno celebriamo la S. Messa alle pendici del Monte Rosa. Quest’anno finalmente, dopo due anni di sofferente ed impaziente attesa, siamo riusciti a celebrarla alla Cappellina. Questo attendere ha reso ancora più profonda la gioia di essere lassù.
Vi giunga il mio grazie sincero, sia a chi era presente, sia a chi non ha potuto esserlo, ma c’era con lo spirito, per la stupenda giornata trascorsa. Il Signore ci ha regalato un tempo stupendo che ci ha permesso di ammirare in tutto il suo splendore la bellezza del creato e di poter vivere una celebrazione toccante e sempre emotivamente carica di affetto di ricordi, di gioia e di dolore.

Come sempre la partecipazione è stata numerosa e devota non sono mancati rappresentati del CAI, del Soccorso Alpino, della Guardia di finanza.

Ha presieduto la Celebrazione Mons. Marco Arnolfo, vescovo della diocesi di Vercelli giunto alla Cappellina già la sera precedente accompagnato da don Alberto Albertazzi, parroco di Crevacuore. Con loro hanno concelebrato, don Marco Cena, salesiano parroco a Torino Michele Rua, don Mauro Milani, vice-parroco a Verres ed il sottoscritto.

La liturgia del giorno celebrava la festa della Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor mentre il nostro cuore gioiva dello spettacolo “beatificante” delle cime del Monte Rosa.

Nell’omelia Mons. Arnolfo ci ha spronati alla preghiera:

 

“La preghiera ci pone davanti a Dio, che ci illumina e trasfigura. È l’esperienza di Gesù sul monte Tabor, come abbiamo ascoltato dal vangelo in questa festa della Trasfigurazione: “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”. È l’esperienza anche di ciascuno di noi che, saliti fino a questa stupenda e immensa cattedrale naturale, ci siamo sentiti avvolti, dalla luce straordinaria di questo giorno, tra i ghiacciai del monte Rosa. Il nostro pensiero si è innalzato immediatamente all’Autore di questo spettacolare quadro in cui ci sentiamo coinvolti. Ogni giorno abbiamo bisogno di salire il monte della preghiera per incontrarci direttamente con Colui che ci ha creati a sua immagine perché la nostra vita risplenda di nuovo di Lui.

La preghiera rischiara il nostro cammino. Siamo saliti fin quassù, ma non abbiamo potuto lasciare a valle i nostri problemi: il dolore per la morte di nostri familiari, la mancanza di lavoro per qualcuno dei nostri cari, la sofferenza di parenti o amici che sono ammalati o provati da situazioni familiari difficili, o altro ancora. Siamo in piena linea con Gesù che in preghiera pensa al suo futuro immediato che lo attende a Gerusalemme, la sua passione e morte. “Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme”. La preghiera non ci distoglie dal percorso concreto della vita, anzi ci fa entrare dentro per illuminarlo di speranza e orientarlo sulla volontà di Dio.

La preghiera ci riempie di gioia e ci apre ai fratelli. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui». La preghiera autentica ci mette in contatto con Dio, ci fa gustare una gioia inesprimibile, ci fa dimenticare noi stessi e ci apre lo sguardo e il cuore ai fratelli: “Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. È lo stile delle mamme e in particolare della nostra Madre Celeste che, esultante di gioia, dimentica di se stessa, è protesa su ciascuno di noi per indicarci, in pieno accordo con il Padre, il suo figlio Gesù. Ci auguriamo di scendere da questo monte illuminati sul nostro cammino, ma soprattutto con il cuore traboccante di gioia da riversare, con l’aiuto di Maria, sui nostri fratelli.”

È seguita la presentazione delle fiaccole dei caduti con la lettura dei rispettivi profili: un momento sempre commovente e qualche lacrima è stata versata.

Papa Francesco direbbe che dobbiamo chiedere “il dono delle lacrime”: quelle lacrime che sanno di amore, affetto, condivisione di una vita e che nella sofferenza riscaldano comunque il cuore pensando a ciò che abbiamo ricevuto.

 

Al momento dell’offertorio sono state presentate le fiaccole dei caduti.

La prima fiaccola è in ricordo di Roberto Landucci, di 50 anni, alpinista e giornalista, originario di Milano e residente a Roma, morto l’8 agosto 2015 sulla Cresta del soldato, alla Punta Giordani. Ci siamo sentiti spiritualmente uniti con i famigliari e gli amici che, causa la distanza, non hanno potuto essere presenti. Profilo e fiaccola sono stati presentati da due membri del Soccorso alpino.

 

Così lo ricorda la moglie Anna: “Roberto ci ha lasciati nel suo cinquantesimo anno di vita, tra queste montagne che desiderava raggiungere e ammirare. I suoi occhi azzurri si illuminavano quanto tornava a casa dopo un’escursione, contento e grato di potere qualche volta soddisfare questa sua passione.Non era un fanatico della montagna, gli piaceva contemplare l’orizzonte che dall’alto spaziava verso l’infinito. Ma amava anche coltivare la bellezza della natura. In silenzio, con nostra figlia Giulia, ascoltavamo in montagna il verso delle marmotte, guardandole da lontano nascondersi nelle loro tane. E quando passeggiavamo in montagna, si teneva per sé un ultimo tratto, dieci minuti di camminata verso l’alto per contemplare le cime e amarle di più. E, più in basso, noi ne aspettavamo il ritorno. E tornava sempre felice. L’8 agosto non è più tornato e questo ci procura ancora una grande tristezza e rimpianto. Se ne è andato tra le sue montagne e l’ultimo sguardo è stato per questi colori.Amava la sua famiglia, i suoi figli Giulia e Martino che tanto seguiva, e il suo lavoro, giornalista politico­economico della Reuters, un lavoro che svolgeva con impegno, mai stanco di imparare qualcosa di più. Pensava che il lavoro fosse anche studio, un modo per migliorarsi nell’intelligenza e nell’esempio verso i figli.Ci manca, ma quello che Roberto è stato per molti rimarrà e lo porteremo nel cuore per sempre.”
La seconda fiaccola in ricordo di Susanna Mina, di anni 43, infermiera professionale al 118, abilitata al servizio elisoccorso regionale, precipitata dalla cresta dei Chardon al monte Mars, il 20 settembre 2015 è stata presentata da Elena Pau mentre il profilo è stato letto dal Dott. Marco Tengattini, medico del soccorso alpino.
Così la ricorda Enzo Rosso, amico e volontario dell’elisoccorso: “A chi, come me, ha avuto la fortuna di conoscerla da vicino di lei rimarranno per sempre ed inequivocabilmente la sua inesauribile voglia di fare. Amava profondamente il suo lavoro, come le sue bellissime figlie Sandra e Arianna. Averla avuta al proprio fianco in innumerevoli missioni di soccorso nonché in un quotidiano di vita trascorso insieme, mi ha dato la possibilità di conoscere la sua dedizione e professionalità impeccabili, le sue doti di umanità encomiabile dimostrata con la sua instancabile disponibilità nei confronti di chiunque potesse avere bisogno. Non per ultimo le sue passioni, tra le quali la montagna, che aveva scoperto negli ultimi tempi, ma in modo così forte, da non lasciare spazio ad altro. 
Splendido è il suo ricordo, ed altrettanto splendida è la sua presenza nei nostri cuori e nei nostri pensieri.  Vola in alto come meriti Susy.”

Presenti alcuni amici del CAI Biella e del Soccorso Alpino: Simona Berteletti, Rosetta Digiannantonio, Pietta Simone, Blotto Alessandro, Meneghello Francesca.

 

La terza fiaccola in ricordo di Marina Janin, 61 anni di Challand Saint-Anselme morta sotto la cima Pierre Blanche, in Val di Gressoney, il 15 novembre 2015 è stata presentata da Raffaella Bonin, mentre il profilo è stato letto da Bertolino Marco, entrambi del CAI Verres.

Così ha scritto di lei il figlio Patrick:

“Ciao Mamma,

approfitto di questa occasione per darti il saluto che non siamo riusciti a farci visto che la montagna tanto amata ti ha portato via improvvisamente. 

I tuoi nipotini chiedono di te e manchi tantissimo a tutti.  Spero di essere con loro premuroso e dolce come lo sei stata tu con me.  I tuoi insegnamenti e il tuo ricordo mi aiutano ad affrontare i problemi quotidiani.

Sei una mamma speciale che ha affrontato la vita con forza e tenacia cercando e riuscendo a sconfiggere problemi di salute che avrebbero potuto costringerti a star ferma e dolorante.  Sono molto orgoglioso di te e sono contento che tu abbia saputo apprezzare e godere le bellezze del mondo, soprattutto della montagna.

Ogni volta che rientravi da una gita la luce nei tuoi occhi rispecchiavano la soddisfazione e la felicità che cercavi di trasmettere anche con le innumerevoli foto che scattavi ogni volta.

Marina Janin: altezza: 165 cm; bionda, generosa, pittrice di paesaggi meravigliosi, postina, casalinga, grande camminatrice, ma soprattutto… la mia Mamma.   Addio.”

Presenti gli amici del CAI Verres saliti in gita sociale per questa celebrazione: il presidente Piera Squinobal, Cestonaro Sonia, Vienvery Leo, Bertolino Marco, Nordera Gigi, Cassina Nando, Bosonetto Ercole, Clerino Giulio, Zanola Ruggero, Bonin.

 

La quarta Fiaccola in ricordo di Don Luciano Ghirardo, salesiano sacerdote della comunità di S. Benigno Canavese, amico e sostenitore della Madonna dei Ghiacciai, morto il 30 gennaio a 91 anni, è stata presentata dal nipote Giovanni Ghirardo con il figlio Stefano, mentre il profilo è stato letto dalla nipote Bruna Colombo.

Così lo ricordano gli amici e i suoi confratelli Salesiani:

“Carissimo Don Luciano, hai avuto una lunga esistenza e non basterebbero pagine e pagine per descrivere la tua personalità dinamica, poliedrica e creativa.

Hai amato ed imitato don Bosco consumando la tua vita senza risparmiare fatiche e sacrifici.

Hai fatto dell’oratorio Il luogo privilegiato dove incontrare il Signore nei giovani.

Hai ammirato, contemplato e goduto della bellezza di Dio nell’amore al creato ed alle montagne.

Hai purificato il tuo animo nell’esperienza della sofferenza sostenuto da una filiale devozione

a Maria Ausiliatrice.

Ora ti pensiamo in cielo mentre sei alla ricerca di qualche nuvola da scalare e qualche salita pedalabile. Non da solo però, ma seguito da un bel gruppo di giovani tutti rigorosamente in fila indiana dietro a colui che è stato per loro una guida.”

Presenti alcuni amici di S. Benigno Canavese suoi oratoriani: Di Biase Valerio, Taraglio Bruno, Taraglio Rossella, Vallero Carlo, Bellezza Michele, Albo Agostino, Beatrice Mary, Contratto Paolo, e la famiglia Micheletto: Paolo, Ornella ed il piccolo Cristian di 11 anni.

 

La quinta fiaccola è in ricordo di Franco Giuliano, 67 anni di Mezzenile (Torino) travolto da una valanga nella Valgrisenche, poco sotto la vetta del Rutor il 20 aprile insieme a Pietro Gilodi. A presentare la fiaccola il figlio Alberto Matteo, mentre il profilo è viene letto dalla moglie Marina Fornelli.

 

Così lo ricorda la sua famiglia:

“Chi ha conosciuto Franco ha potuto apprezzarne la lealtà, l’onestà, la sincerità e la capacità lavorativa. Era una persona che dava sicurezza.

È stato un buon compagno di vita come marito ed un padre meraviglioso per Alberto: è stato il suo maestro, il suo punto di riferimento.

E da tre anni era il paziente, dolce e tenero nonno di Valentina.

Ma Franco amava la montagna in tutte le sue sfaccettature, in tutte le stagioni.

Lui aveva bisogno di andare in montagna per stare bene.

E noi lo lasciavamo andare, l’importante era che tornasse a casa….. è sempre stato così fino a mercoledì 20 aprile….. quel giorno non è più tornato…

Ha lasciato un vuoto incolmabile.”

 

La sesta fiaccola in ricordo di Pietro Gilodi, 60 anni di Cellio (Vercelli) ex gestore del Capanna Margherita e volontario del Soccorso, travolto da una valanga nella Valgrisenche, poco sotto la vetta del Rutor il 20 aprile 2016 insieme a Franco Giuliano viene presentata da Recrucolo Lara mentre il nipote Davide Recrucolo, Comandante della stazione della Guardia di Finanza di Riva Valdobbia, legge il profilo da lui scritto:

“Piero si è avvicinato alla montagna dal nulla, iniziando sul Monte Rosa in modo umile, fino a sfociare in una vera e propria passione per tutte le montagne. Ad un certo punto della sua vita, ha deciso di vivere la montagna nella sua totalità e non solo andarci per scopo ricreativo. Diventa così, Gestore della Capanna Gnifetti e del Rifugio Margherita, ma le montagne europee non bastavano più, e la sua curiosità lo ha portato in varie parti del mondo, dalle Ande del Sud America alle Montagne del Nord America, Africa e Asia, ma soprattutto in Nepal dove si sentiva a casa.”

 

La settima fiaccola in ricordo di Daniela Cartotto, 45 anni, di Borgosesia, morta il 24 aprile presso l’alpe Mud, nel Vallone Mud, socia del CAI Varallo viene presentata dal figlio Magg. Andrea Longhini mentre il marito Giuseppe Tisato legge il profilo da lui scritto.

 

 “Daniela è stata soprattutto madre.
I suoi figli Andrea, Francesca e Alice sono sempre stati la sua priorità,
Per loro ha lottato, combattuto e sofferto per garantire loro un futuro sereno.
Non ha avuto una vita facile, ma ha sempre affrontato le avversità senza scoraggiarsi, come un’ascesa in montagna.
La montagna per lei era pace, tranquillità, solitudine.
Era un sostegno per chiunque le stesse vicino e ne avesse bisogno.

Per noi suoi cari è stata sostanza, progetti e forza.

Ora da lassù, dove sei arrivata, proteggici e guidaci come facevi quando eri con noi.

Ciao Dany.”

Presenti gli amici del CAI di Varallo che nel 2017 celebra i 150 anni di fondazione: il presidente Paolo Erba, il past-president Giorgio Salina, Gianola Pietro, Vidali Italo, Madoni Roberto, Artoni G..

Presenti alla cerimonia anche altri associati CAI: Turco Simone e Daniela Coppo, CAI Vercelli; Visca Viviana, CAI Scopello; Tesi Mariapaola e Fivizzoli Stefano, reggente della sottosezione CARIFI (Cassa di Risparmio Firenze)  del CAI di Firenze; Bertelle Armando e Pession Lucio, CAI Chatillon; Cerruti Tomaso e Nora, CAI Varazze e molti altri amici come la famiglia Lorenzon Giacomo, Tommaso e Dario e tanti fedelissimi a questo appuntamento.

A tutti i presenti, soprattutto a quelli che involontariamente avrò dimenticato o che non hanno lasciato il nominativo della loro presenza, va certamente un grazie di cuore così pure a vittorio Lanza con gli amici dei cori biellesi che hanno animato con il canto la S. Messa; a Massimo Configliacco, istruttore ISA, per il prezioso servizio di fotografia.

 

Il 2017 sarà il 50° anniversario dell’inaugurazione e benedizione della Cappellina che è avvenuta esattamente il 5 agosto del 1967. La provvidenza vuole che il primo sabato di agosto del 2017 sia proprio il giorno 5 e quindi celebreremo questo avvenimento a 50 anni esatti!!!

Il vescovo benedicente di allora fu l’allora vescovo di Ivrea Mons. Luigi Bettazzi che così scrisse nel libro dei visitatori:

“Nella pace maestosa di questo balcone che dal Monte Rosa guarda l’Italia, raccolti nel mesto ricordo di don Aristide Vesco e di quanti da queste montagne sono saliti al cielo, inauguriamo la Cappella che a tutti richiamerà il pensiero di Dio, creatore di queste montagne, della nostra mente e del nostro cuore, tutti invitando a offrire gioiosamente le ascensioni sulle montagne e le ascensioni della vita, tutti insegnando quella fraterna solidarietà che trova nella montagna la sua ispirazione ed il suo alimento.”

Mons. Bettazzi è stato presente più volte alla cappellina: ne ha celebrato il 25°, il 30° anniversario e le celebrazioni del 1993 e 1999. Attualmente ha la bellezza di 93 anni e ad oggi è l’unico vescovo cattolico italiano ancora vivente presente al Concilio Vaticano II. Alla proposta di salire il prossimo anno, come 50 anni fa, alla Cappellina per presiedere la S. Messa non ha negato la sua possibile presenza compatibilmente con la sua salute. Per questo invito tutti a sperare e a pregare, per il suo ministero di vescovo ancora fervido, e perchè possiamo averlo con noi a questa celebrazione.

Gli anniversari della Cappellina sono strettamente legati agli anniversari del CAI Varallo proprietario del Rifugio Gnifetti. Infatti in quel lontano 1967 si festeggiavano i 100 anni della fondazione del CAI Varallo che per l’occasione aveva totalmente rifatto il Rifugio Gnifetti inaugurato il 10 settembre con una S. Messa celebrata proprio all’interno della Cappella.

 

L’augurio è che il prossimo 5 agosto ci possiamo ritrovare tutti insieme per poter festeggiare con solennità e devozione questo 50°. Vi invito già fin d’ora a programmare la vostra presenza, sarebbe un bel segno in nome di tutti quei cari che sono là ricordati e delle loro famiglie.

A tutti voi giungano i miei più cari auguri di un Santo Natale ed un sereno anno nuovo.

Faccio mio per ciascuno di voi l’augurio che la Chiesa ci offre nella liturgia del 1° gennaio:

“Ti benedica il Signore e ti custodisca.

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.

Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.

Un caro saluto a tutti, preghiamo gli uni per gli altri.

don Vincenzo Caccia

PS: Nel biglietto augurale di Natale il logo pensato per il 50° in versione natalizia.

 

 

Per informazioni:

Don Vincenzo Caccia

Scuole Professionali Salesiane,

P.za Guglielmo da Volpiano, 2

10080 S. Benigno Canavese (TO)

Tel. 011-9824311; cell. 3391934327

Email: vincenzo.caccia@31gennaio.net

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