1993 – Fedeltà al 5 agosto

Giovedì 5 agosto 1993

 

 

 

La cappella più alta d’Europa si accinge a celebrare il suo 26° anno di vita, mentre il Monte Rosa è ancora una volta in festa per il centenario di Capanna Margherita (m. 4559), il più alto rifugio e osservatorio scientifico medico delle Alpi, collocato su quella punta Gnifetti che ha celebrato il 9 settembre 1992 i 150 anni di vita alpinistica .

 

 

 

La regina Margherita, 100 anni fa, salendo da Gressoney sostava anch’essa a Capanna Gnifetti (m. 3647) e proseguiva il 18 agosto fino al rifugio che il Club Alpino Italiano aveva dedicato alla regina d’Italia, con lei 24 persone brindarono al nuovo rifugio: oltre le guide, due dame la accompagnavano e l’inseparabile cagnolino; pernottò in vetta e lasciò un messaggio autografo scritto a matita su una tavoletta di larice e una guida lo incise con una punta infuocata, dice:

“Tutto ciò che è grande ispira la Fede, grande in se stessa. Innanzi a questa grandezza di monti e a questa solenne distesa di ghiacciai, tace il dubbio misero e la Fede si alza forte e vivace insino a Dio”                             
Margherita 18/19 agosto 1893.

Il gesto della Regina fu dirompente e illuminante. La nuova Capanna Margherita (inaugurata nel 1980) riporta questo cimelio proprio nell’atrio d’ingresso; dopo la regina altre personalità salirono ad esprimere la loro tensione spirituale e sportiva e il senso religioso della vita, tra cui il sacerdote Achille Ratti che diventerà Papa Pio Xl  Jon Kennedy, l’ex segretario dell’ONU Dag Hammarskjold, Sandro Pertini e altri innumerevoli uomini illustri. Anche insigni scienziati impegnati nelle ricerche sulla fisiologia umana vi salirono, sviluppando studi importanti fin dall’inizio del XX° secolo. È una storia a cui siamo sensibili e in tutti i programmi che ne faranno memoria in particolare a Gressoney, Alagna, Varallo, inseriamo anche la nostra celebrazione, la più giovane delle tradizioni del Monte Rosa (se già abbiamo diritto a questa espressione).

 

 

La vigilia della festa ci sorprende la partenza improvvisa del vescovo mons. Luigi Bettazzi per la ex-Jugoslavia, in missione di pace come presidente della “Pax Christi”; da Ancona ci manda questo telefax del 4 agosto: «…A Sarajevo sentiremo che anche voi state pregando sull’alto del Monte Rosa per la pace e la giustizia nella Bosnia e nel mondo; sentitemi con voi, lontano nello spazio e in situazioni tanto diverse, ma unito nella preghiera alla Madonna, Madre della Vita e Regina della Pace. Un grande abbraccio a tutti».

 

A sostituire il vescovo, abbiamo chiamato un altro grande amico don Angelo Viganò, già Superiore Regionale dei Salesiani in Piemonte e insieme a lui é venuto il fratello don Francesco; sarebbe per noi una grande gioia se il terzo fratello sacerdote, il più illustre, il Superiore Generale dei 17.000 Salesiani del mondo, don Egidio, venisse una volta al nostro appuntamento: sono di famiglia valtellinese, innamorati da sempre della montagna. Attorno a don Viganò concelebrano don Raffaele Orso, parroco a Chiaverano, padre Nino Aimetta di Genola e missionario in Costa d’Avorio, don Alberto Franzosi di Comignago, don Adriano Lora-Lamia di Biella, don Pierangelo Cerutti di Paruzzaro, don Millo Segafredo di Trino, don Giuseppe Capra di Torino.

La guida alpina Bruno Bhétaz rappresenta le Guide alpine e CAI di Aosta per il fratello Piero. Il Club Alpino Italiano è rappresentato dal vice-presidente generale Teresio Valsesia, dai past-presidenti generali Giacomo Priotto e Leo Bramanti, dal consigliere centrale Roberto Clemente; il CAI di Varallo ospitante è rappresentato da Giuseppe Martelli, Guido Fuselli, Franco Erbetta, Agostino Negra. Il presidente della Associazione Nazionale Guide Alpine Italiane (AGAI), Giorgio Germagnoli quest’anno è assente, manda la sua adesione spirituale, ma è convocato d’urgenza a Milano per il consiglio nazionale del CNSA, dopo la morte improvvisa della guida Franco Garda sulla vetta dell’Innominata (Monte Bianco) e che aveva partecipato alla nostra celebrazione il 5 agosto 1986 presidente del Soccorso Alpino Valdostano e Italiano.

Il celebrante don Angelo, dopo la proclamazione della Parola  invita a seguire Maria Santissima sulle vie della concordia, reagendo a tutte le guerre e devastazioni di cui è capace il cuore dell’uomo se non si lascia guardare e guidare da Dio.
Giunge il momento toccante dell’offerta delle fiaccole dei Caduti : la prima è di Rolando Oldani 31 anni di Magenta, aduto al Col d’Olen il 30.12.92; la seconda fiaccola è di Gianluca Franzosi di Casei Gerola (PV) di 23 anni, morto al CTO di Torino il 5.1.93 dopo essere caduto al Canalino dell’Aquila, ghiacciaio di Indren; offriamo anche l’alpinista francese Claude Labrude di 55 anni; offriamo le otto vittime delle Grandes Jorasses, che in questi giorni hanno addolorato l’Italia e il mondo alpinistico in particolare; offriamo l’avvocato Vittorio Badini Confalonieri, morto il 3 agosto, per tanti anni vice presidente del C.A.I. ed ex ministro del turismo. Offriamo Leo Colombo, recentemente scomparso, che cinquant’anni fa qui valicava il Colle del Lys (4248 m.) come partigiano e si prodigava in ogni modo per la salvezza di Ebrei e profughi perseguitati, vero operatore di pace, vero amico di tutti.


 

 

 

 

 

Rolando Oldani, nato il 11/11/1962 a Magenta, caduto il 30/12/1992 ad Alagna, al Colle d’Olen. È stato volontario pompiere, volontario infermiere, fu uno scout, istruttore subacqueo ed esperto sciatore.

« Dalla profondità del mare alla sommità delle vette innevate, hai dato testimonianza di amore, altruismo, purezza, sincerità e coraggio. Il dolce ricordo di te ci accompagnerà fino al nostro “incontro.
I tuoi cari genitori e la tua cara Elena».

 

 

 

Gianni Calcagno, nato il 06/03/1943 a Genova, caduto il 16/05/1992 sul Mc Kinley (Alasca). Così scrivono i suoi amici: «Gianni, ligure, genovese, ha trovato in Valsesia grandi amici: uomini che hanno condiviso i suoi sogni, le sue apprensioni, le sue avventure, le sue imprese e le sue vittorie. Gianni, ci ha fatto gioire e ci ha fatto provare forti emozioni; ora ci fa piangere! Ma il suo nome strappiamo alla morte e lo custodiamo con affetto geloso, forte e riconoscente ».

 

 

Leggiamo da “Lo Scarpone” del mese di luglio 94 a pag. 4:
«Un incidente si era portato via sullo sperone Cassin del McKinley in Alaska nel 1992 il genovese Gianni Calcagno accademico del CAI, 5 volte salito in vetta ad un ottomila, autore di una serie di arrampicate innovative in tutto il mondo, un vuoto incolmabile per l’alpinismo italiano e il rammarico che le sue spoglie mortali fossero rimaste lassù, flagellate dalle terribili tempeste del “Denali”, la corda a cui era legato aveva trattenuto Calcagno in una posizione difficilmente accessibile, ma avvistabile dagli alpinisti che risalivano la difficile via Cassin. Mossi da un impulso umanitario 5 alpinisti e guide della Valsesia sono partiti per l’Alaska con il compito di offrire sepoltura a Calcagno tra i ghiacciai a metà dello sperone. La missione è stata assolta da Silvio Mondinelli, Martino Moretti, Paolo Pagani, Alberto ed Andrea Enzio padre e figlio. “Sono persone stupende”, ha commentato in un comunicato Giovanna Calcagno la moglie dello scalatore, “Grandi amici di Gianni che hanno voluto in questo modo essergli vicini ed onorarne la memoria. Sono loro molto grata”.

 

Al termine della Santa Messa Teresio Valsesia prende la parola a nome del Club Alpino Italiano: ci offre il saluto del presidente generale Roberto De Martin, esprime l’adesione e il compiacimento per questa celebrazione che da 26 anni si ripete per fare memoria dei Caduti del Monte Rosa.  Dice: «Quest’anno si celebrano i cento anni di Capanna Margherita: é un avvenimento di rilievo nella storia dell’alpinismo e della montagna: cento anni fa la costruzione richiese molto impegno; la regina d’Italia Margherita salendo all’osservatorio scientifico e rifugio che prendeva il suo nome, rivoluzionò ancor più l’apertura e l’attenzione dell’Italia all’alpinismo. Il Club Alpino Italiano ha la gioia di sentirsi ancora sano e crescente,anche come organismo di sensibilizzazione all’amore e tutela dell’equilibrio naturale. Teresio Valsesia rende ancora caldo omaggio ai due grandi scomparsi onorevole Vittorio Badini Confalonieri e Leo Colombo».