1992 – Fedeltà al 5 agosto

Mercoledì 5 agosto 1992:

 

25° anno della Cappella Madonna dei Ghiacciai e 150° della conquista della Signalkuppe ora Punta Gnifetti (4559 m) il 9 agosto 1842, su cui sorge ora Capanna Margherita.

Ancora una volta è stata giornata splendida che ha favorito la partecipazione più affollata di questi venticinque anni: anche le funivie “Monrosa” hanno avvertito l’ondata eccezionale, quasi inesauribile che ha reso il ghiacciaio di Indren e del Garstelet vivo dalle 8.00 alle 13.00 di una silenziosa, religiosa processione che puntava alla chiesetta che é diventata quasi il cuore di questo immenso, solenne Monte Rosa, il sacrario di tutti i suoi Caduti, di tutti i suoi grandi innamorati e figli delle sue valli. Alle ore 12.00 la cappella è avvolta dal più ampio e forte abbraccio di amici che mai abbia ricevuto. Sul piccolo balcone a sud sono radunati ventiquattro cantori del coro alpino “Varade” di Varallo Sesia, diretti da Romano Beggino, cantano per il loro “Claudione” (Claudio Spina) e per tutti i Caduti e Amici del Monte Rosa. Di fronte alla cappella, sulla pietrosa terrazza che corre a sud-ovest verso Capanna Gnifetti è collocato l’altare: al centro mons. Luigi Bettazzi vescovo di Ivrea (qui per la quarta volta: 1967, 1987, 1990, 1992) accanto a lui il suo diacono Giovanni Sanna e i sacerdoti don Piero Bianco e don Giuseppe Capra di Torino, don Albino De Martini di Lombriasco, don Aldo Sarotto di Biella, don Pierangelo Cerutti di Borgomanero, don Millo Segafredo di Trino, don Luciano Ghirardo di San Benigno Canavese, don Cesare Cottini e il maestro don Domenico Machetta con la sua giovanissima “Fraternità di Nazareth”: esegue la messa per coro di montagna da lui composta venticinque anni fa per l’inaugurazione della cappella. Tutt’attorno la fittissima schiera di alpinisti di ogni grado e valore: dai past-presidenti generali del Club Alpino Italiano Leonardo Bramanti e Giacomo Priotto, a Roberto Clemente presidente del CAI di Verbania, a Ferruccio Ferrario del CAI di Baveno, al Dr Giancarlo Boccagni Ispettore forestale della provincia di Vercelli, alle guide alpine e membri del CNSA Roldano Sperandio e Silvio Mondinelli di Alagna, che oggi hanno accompagnato qui il vescovo e domani lo guideranno a punta Gnifetti e Capanna Margherita; è presente la guida Enrico Chiara per 26 anni direttore di questo rifugio; la guida Bruno Béthaz rappresenta anche il C.A.I. di Aosta e onora la memoria di suo fratello Piero.

La sezione del CAI di Varallo è rappresentata da Franco Erbetta, Guido Fuselli, Agostino Negra e numerosi soci fa gli onori di casa e avvia la celebrazione attraverso la parola del suo presidente Mario Soster: «A nome del comitato promotore di “Monte Rosa 1992” vi do il benvenuto a questa manifestazione inserita nel suo calendario. Nel 1967, anno di fondazione di questa chiesetta, il CAI di Varallo festeggiava il suo primo secolo di vita; un secolo fecondo di opere di cui è testimone anche il rifugio qui vicino a noi dedicato a don Giovanni Gnifetti che proprio in giorni come questi di centocinquant’anni fa passava su queste nude rocce diretto alla conquista della sua Signalkuppe, allora inviolata vetta del Monte Rosa, che prenderà il nome di Punta Gnifetti.

Questa chiesetta oggi raggiunge il suo primo quarto di secolo di vita, mentre. la sezione del C.A.I. di Varallo, anch’essa ne aggiunge un altro ai quattro che già aveva. E come allora avevamo approvato e sostenuto l’iniziativa, un anno dopo anno, fino ad oggi abbiamo registrato il ripetersi di riti toccanti, tendenti a riportarci alla memoria figure care che lasciano un traccia incancellabile in coloro che con quelle vite hanno convissuto. Siamo grati a Mons. Bettazzi, a don Capra e a tutti coloro che con la loro devozione ci permettono anno dopo anno di fermare per un giorno la nostra frenetica attività, di unirci quassù al cospetto di queste alte vette a meditare sulla fragilità e piccolezza del nostro essere e permetterci di ritornare a valle migliorati, in pace con noi stessi e con gli altri».

 

Don Giovanni Gnifetti, nato il 02-04-1801 ad Alagna e morto il 20-10-1867 a Saint Etienne mentre visitava emigrati alagnesi nella regione di Lione. Don Gnifetti viaggiava molto, ritornato ad Alagna nel 1867 se ne allontanò quasi subito per intraprendere il più lungo viaggio della sua vita e, purtroppo, anche l’ultimo.
Un buon numero di alagnesi residenti a Lione, a Saint-Etienne ed in altre località francesi meta di emigrazione, avevano pen­sato di fare una gradita sorpresa al lo­ro parroco offrendogli, attraverso una sottoscrizione, i mezzi per recarsi a vi­sitare l’esposizione universale di Pari­gi. Il Gnifetti accettò di buon grado l’invito e si mise in viaggìo il 7 ottobre 1867. Passata la giornata del 10 tra i suoi parrocchiani residenti a Lione, ri­partì la mattina seguente per Saint Etienne. Ma nel giungere in questa città, riferisce il Farinetti, “fu colto dai primi sintomi della malattia, che in me­no di dieci giorni, non ostante tutte le cure prodigategli, lo trasse alla tom­ba. Là morte lo colse il 20 ottobre 1867, alle due e tre quarti del pome­riggio, nella casa di Giovanni Malber, un emigrato alagnese che l’aveva ospi­tato nel suo fatale soggiorno a Saint­Etienne. La salma venne inumata nel cimitero della città francese, in un set­tore riservato ai sacerdoti cattolici, e le sue ceneri sarebbero tornate al villag­gio natale solo cento anni dopo. Le esequie solenni furono celebrate ad Alagna il 13 novembre 1867.

In occasione del centenario della scomparsa, su iniziativa del Club Alpino Italiano e grazie all’interessamento della “Mission Catholique Italienne” di Saint Etienne, i resti mortali del Gnifetti vennero identificati e riportati in patria e tumulati nel luglio 1967 sulla punta da lui conquistata nel 1842 e che porta oggi il suo nome.
Che il desiderio di meglio conoscere e far conoscere le bellezze naturali dell’Alta Valsesia sia stato uno dei motivi che spinsero il Gnifetti a salire il Rosa è indubbiamente vero, ma non fu evidentemente l’unico motivo. Della propria vocazione alpinistica e delle ragioni che lo indussero a intraprendere le sue ascensioni ci parla lo stesso Gnifetti in una pagina tra le più note e più spesso citate del suo libro “Giovanni Gnifetti e la conquista della Signalkuppe”:
«Non per motivo di studiare botanica, mineralogia e geologia, né collo scopo di fisiche osservazioni (che di tali scienze mi è forza dichiararmi poco istrutto), io ho sempre prediletto con particolare passione le torreggianti vette dei monti; ma per sola naturale vaghezza di contemplare più davvicino la magnificenza delle opere del Sommo Creatore; poiché gli effetti e le meraviglie della sua potenza divina non si presentavano a mio credere in un modo più distinto e sublime, quanto dalle sommità di quelle rocce scabre e da quelle colossali piramidi della natura, sovra le quali assiso l’uomo favorito da un cielo splendido e sereno, misura coll’occhio un orizzonte senza confine.
L’arrampicarmi dunque sur le pendici che cingono Alagna, mio paese nativo, fu un caro mio diletto sino dai miei anni più verdi, e d’allora io invidiava la fortuna di quei miei compaesani, che prima di me avessero riuscito sormontare qualche eminente cima, e superato un passaggio aspro e rovinoso, e me ne gloriava qualora prima di ogni altro mi fosse avvenuto di averne vinto dei più discoscesi e difficili».

 

 

A pag. 43 del libro “La Madonna dei Ghiacciai” pubblicato per il 40° anno di vita della Cappellina, si legge: «Dopo la proclamazione della parola di Dio mons. Bettazzi sottolinea, lascia come omelia, due pensieri: la Madonna è presentata come: 1) modello di fede: “Credere che Dio ci ama e che tutto quello che ci chiede, anche il sacrificio, la croce non è privo del suo amore che ci chiama alla felicità”; 2) modello di solidarietà: “…Corse in fretta sulla montagna”; corse a dare il suo servizio alla parente Elisabetta; corse cantando i valori che credeva, i valori che tengono: 3) non l’orgoglio, non il dominio, non la ricchezza ad ogni costo … perché il Signore disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, rimanda i ricchi a mani vuote e sazia di beni gli affamati…».

 

Ed ecco il momento più toccante della celebrazione: le tredici fiaccole vengono recate e sollevate sull’altare, riposte nelle mani del vescovo mentre sono pronunciati i nomi e i profili spirituali. La prima fiaccola e di Giuliano Penna di 47 anni; la seconda è di Andrea Ladini di 23 anni; la terza è di Roland Paulik di 55 anni di Dresda; la quarta è per Nicola Massara di 18 anni; la quinta è di Saverio Occhi di 27 anni, caduto sul Lyskamm Occidentale il 17.05.92, sono presenti i genitori, Rosolino e Mara, le sorelle Martina e Laura, i1 cognato Martino, gli zii Rita e Piero; la sesta è di Giampiero Cemin 30 anni, di Predazzo, aspirante guida alpina, caduto sul Breithorn, recano la fiaccola gli amici Ernesto Sottoriva e Claudio Casonato del Corpo Forestale; la settima fiaccola è di Pinuccio Dalberto, 32 anni, istruttore di sci-alpinismo del C A I e C.N.S.A. di Varallo, caduto sul Mont Dolent il 17.05. 92, è presente la sorella Isa e molti amici; l’ottava è per Imma Giannattasio di 44 anni, travolta da slavina al Monte Carro il 16.02.92, la fiaccola è recata dal marito Martino Moretti, guida alpina; la nona è per Claudio Spina socio C.A.I. e A.I.D.O, sono presenti, il fratello Marco, i cugini Maria Grazia, Paolo, Anna e tantissimi suoi amici, tra cui i ventiquattro del Coro “Varade”; la decima fiaccola, è di Flavio Maiandi anni 60, è recata dal fratello Luciano; l’undicesima fiaccola è di Elvio Piga di 43 anni travolto da slavina il 09.12.90, Vice Capo Stazione di Coggiola Viera del C.N.S.A.; la dodicesima è di Amedeo Massarenti caduto sullo spigolo Chiara del Monte Piglimò il 19.11.78 a 35 anni.

 

     Coro alpino “VARADE” diretti da Romano Reggin

 

 

 

 

Claudio Spina, nato il 06/08/1953 a Torino, morto il 25-01-1992 a Pavia. Socio del C.A.I. e A.I.D.O.
“L’amicizia per lui, con la fede nel Signore, era la sola ragione di vita. Affettuoso, leale, sereno, sempre disponibile ad aiutare a capire, a partecipare, a vivere la sua semplice e sana filosofia di vita; sempre pronto all’allegria, ma anche schivo, serio, rispettoso e deferente di fronte ai propri doveri”.
Domani 6 agosto avrebbe compiuto 1 suoi 39 anni.