1975 – Fedeltà al 5 agosto
Martedì 5 agosto 1975
Anno Santo 1975
Mentre a Roma si festeggia solennemente l’Anno Santo che viene indetto ogni 25 anni e Roma è invasa dai pellegrini di tutto il mondo, noi saliamo in pellegrinaggio alpino alla nostra Cappella intitolata alla “Madonna dei Ghiacciai”, la cui statuetta è dono di Papa Paolo VI quando, arcivescovo di Milano nel 1960, diede la sua benedizione alla spedizione alpinistica “Cento Donne sul Rosa”.
Ci ritroviamo una settantina di vecchi amici della Cappella, fra cui mio fratello padre Natalino e don Angelo di Narzole, i nipoti Anna Maria Caraglio e Tonino Ravera, i cugini Modestina e Federico Merlo e Dario di Rosta; i salesiani don Pietro Rota, don Gino Borgogno, il sig. Ottavio Davico e Sebastiano Gennero e
altri salesiani e oratoriani Romani in campeggio a Gressoney; dei ragazzi costruttori: Enrico Bergadano, Riccardo Castellino, Giuseppe Bordone e signora Laura, Valter Poletti; del C.A.I. di Varallo il sig. Tosi ed un nutrito gruppo di soci; Dante Poletti ed Elena Zanetta di Maggiora.
Ricordiamo i Caduti del 1974: Gualtiero Scifoni e i tedeschi Alois Herzog, Josef Binder.
Raccogliamo 73 firme da inviare al Papa Paolo VI, primo benefattore.
il 6 agosto 1975 salgo al “Crito delle Vette” con i giovani amici Pier Giorgio, Maria Luisa, Tonino e Anna Maria per assaporare la gioia di scalare un “4000” e per ricevere l’abbraccio benedicente del Cristo.
Sempre dal mio diario il 30 dicembre 1975 leggo: «Ieri con Valter Poletti e Michelangelo Aimar, salesiani, sono andato ad Alagna ed ho speso gli ultimi due
biglietti-omaggio 1975 dell’ing. Rolandi e mi sono trovato alle 9.00 a Punta Indren. La giornata era bellissima: ci siamo avviati verso la Cappella, ma poi abbiamo modificato il programma e siamo saliti faticosamente per il gran freddo (almeno – 15°) a Punta Giordani (4046 mt.) raggiunta alle ore 12.30. La Madonnina, a cui avevo fatto nel 1967 una bella fotografia, è purtroppo distaccata dal piedestallo e potrebbe finire chissà dove. Ho scritto al C. A. I. di Vigevano segnalando la mia preoccupazione.
Dalla vetta abbiamo ammirato una panoramica alpina assolutamente insolita: si distingueva la sagoma delle nostre Alpi Liguri e Marittime; si vedeva sulla sinistra una fuga di montagne che comprendeva certamente tutte le montagne della Lombardia e le retrostanti Svizzere; nella pianura affioravano, lontani, gli Appennini. Siamo discesi ancora faticosamente, sempre sollevati dalla visione fantastica delle montagne così articolate, così vive oggi. È un’esperienza forte, ristoratrice dello spirito e del corpo.
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